LA QUERELLE SULL'ASSEGNAZIONE DELLE PROPRIETA'
Sgarbi contro il vescovo, polemica sui beni confiscati: «Parla solo per luoghi comuni»
Il sindaco di Salemi ha inviato una lettera a Mogavero: «Si esprime come i giornalisti conformisti e diffamatori»
Beni confiscati alla mafia, è botta e risposta tra il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, e il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, sul tema. La scorsa settimana infatti, l'Agenzia nazionale per i confiscati alla criminalità organizzata ha revocato il trasferimento al Comune di Salemi di alcuni lotti di terreno e fabbricati confiscati al boss Salvatore Miceli e alla moglie Veronica Dudzinski. Il Comune non era riuscito ad affidarlo in gestione. Sgarbi, plaudendo all'iniziativa dell'Agenzia di assumersi direttamente l'impegno di assegnare i terreni confiscati a chi sia in grado di occuparsene, aveva auspicato «che non si ripetesse l'esperienza di affidamenti di comodo ad associazioni religiose che accumulano senza alcun esito attivo e produttivo». A queste affermazioni aveva replicato Mogavero accusando Sgarbi di gettare discredito nei confronti di associazioni ecclesiastiche.
LA MISSIVA DI SGARBI - Pronta la risposta del critico d'arte e sindaco di Salemi che ha scritto una lettera al vescovo. «Le parole con cui lei ha risposto alle mie affermazioni», dice Sgarbi nella missiva, «e alla mia piena soddisfazione che la futura assegnazione dei terreni sia stabilita direttamente dall'Agenzia, riproducono luoghi comuni nei quali si accomodano giornalisti conformisti e diffamatori. La storia è molto più semplice: nessuno mi ha chiesto di rallentare l'affidamento e indirizzarlo verso obiettivi controllabili. Ho individuato in Slow Food, l'istituzione più adatta alla gestione, ma, nonostante la lunga trattativa, non c'è stata la disponibilità se non molto remota e condizionata a una dotazione di 50 mila euro che il Comune non aveva». L'interesse, come scrive Sgarbi, era stato manifestato anche dall'associazione guidata da Padre Francesco Fiorino, «ma anche in quel caso», ricorda il primo cittadino, «essa era subordinata a un intervento economico da parte del Comune. Per questa ragione ho parlato di affidamenti di comodo. Di più, nei luoghi affidati a Padre Fiorino l'attività produttiva e la riabilitazione dei siti non ha portato ad alcun esito, nè ad alcun sensibile risultato, essendo ogni azione sostanzialmente subordinata ai contributi dello Stato». «Se anche al vescovo di Mazara del Vallo piace giocare a guardia e ladri», aggiunge, «lo lascerò nella sua convinzione e lo affiancherò a quelle autorità, dal prefetto al questore, ai magistrati, al maresciallo dei carabinieri che hanno fatto un'opera di falsificazione della verità che io non sono disposto ad accettare».
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