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Se si votasse oggi, alle primarie del centrosinistra vincerebbe Pier Luigi Bersani con 10 punti di vantaggio su Matteo Renzi. È questo il dato più significativo di un sondaggio realizzato dal Cise (Centro italiano studi elettorali) della Luiss per il Sole 24 Ore. Secondo il sondaggio, Bersani è in vantaggio con il 48 per cento delle preferenze, contro il 38 per cento di Renzi. Il candidato di Sel, Nichi Vendola, è al 10 per cento, un dato sorprendentemente basso, come nota Roberto D'Alimonte sul Sole. Gli altri due candidati sono su valori ancora più bassi: 3,4 per cento per Laura Puppato e un misero 0,9 per cento per Bruno Tabacci.
Il sondaggio, però, nasconde molti altri dati interessanti. A cominciare dalla percentuale delle persone che hanno intenzione di andare a votare domenica. Alla domanda "Pensa che andrà a votare alle primarie del centrosinistra il prossimo 25 novembre?", il 32 per cento degli intervistati risponde di sì e un altro 7 per cento è incerto.
Pensa che andrà a votare alle primarie del centrosinistra il prossimo 25 novembre?
31,9 SI
60,9 NO
7,2 NON SO
Fonte: Cise-OP; N=1524
Intenzioni di voto alle primarie
48,2 BERSANI
37,6 RENZI
9,9 VENDOLA
3,4 PUPPATO
0,9 TABACCI
Fonte: Cise-OP; N=1524
Intenzioni di voto all'eventuale ballottaggio delle primarie
55,8 BERSANI
44,2 RENZI
Fonte: Cise-OP; N=1524
Si tratta di una quota eccezionalmente alta di potenziali elettori. La maggior parte di loro non andrà certamente a votare. Forse un quarto o poco più lo farà. Tra interesse e comportamento c'è una enorme differenza. Vedremo. In ogni caso questo è un segnale in netta controtendenza rispetto ad altri dati che registrano il profondo distacco fra elettori e politica. Fare le primarie è stata una buona cosa per il Pd e ne va dato merito a chi le ha fortemente volute.
Interessanti poi le informazioni che emergono circa il profilo politico dei due candidati. Bersani si conferma come il candidato in cui si riconosce l'elettorato del Partito Democratico: il 70 per cento di coloro che hanno intenzione di votarlo domenica ha votato per il Pd nelle ultime elezioni politiche. Il punto forte del sindaco di Firenze, invece, sembra essere la sua capacità di pescare in un bacino più trasversale, dove gli (ex) elettori del centrodestra giocano un ruolo importante. Tra i suoi elettori, infatti, meno del 50 per cento ha votato Pd nel 2008, mentre il 43 per cento proviene da partiti del centrodestra (a cominciare dal Pdl: 28 per cento).
In generale, fa notare D'Alimonte, "il 76 per cento degli elettori di Bersani si definisce di sinistra contro il 43 per cento di quelli di Renzi". Significativa è poi la distribuzione geografica di queste preferenze: se Bersani raccoglie maggiori consensi nelle regioni del Centro e del Sud, Renzi piace di più al Nord, superando addirittura (anche se di poco) il segretario del Pd in regioni chiave come la Lombardia e il Veneto.
Questa maggiore trasversalità di Renzi si riflette su un'altra domanda del sondaggio, stavolta riguardante le elezioni politiche del prossimo anno: "Se dovesse vincere Bersani (oppure Renzi, ndr), pensa che voterebbe per il centrosinistra alle prossime elezioni politiche?". Nel caso di una vittoria di Bersani, voterebbe per il centrosinistra il 35 per cento degli intervistati. Se a guidare la coalizione fosse Renzi, invece, questa percentuale salirebbe al 44 per cento. Un aspetto che conferma la capacità del sindaco di Firenze di pescare da un elettorato più ampio, di cui gli ex Pdl sono parte centrale.
I 10 punti di vantaggio che il sondaggio Cise assegna a Bersani sono coerenti con i risultati di altri sondaggi. Questo però non vuol dire che le sorprese siano impossibili. La partita di Renzi, quanto meno per un secondo turno, si potrebbe infatti riaprire nel caso di qualche scivolone all’ultimo secondo del segretario del Pd, o viceversa nel caso in cui la campagna del sindaco di Firenze si sia tenuta qualche fuoco d’artificio da sparare in extremis. Sempre tenendo conto della distanza che separa l’intenzione dal voto: lo spazio, appunto, di un’azione.
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