sabato 10 novembre 2012

LA PROVA DEL QUID!!!!!!


Fini ad Alfano: "Senza il Cav possiamo trattare"



Gianfranco disperato ci prova: "Senza il Cav, trattiamo". Per Angelino è un calcio di rigore: ora non lo sbagli...

La cosa preoccupante, per un elettore del Pdl, è che Angelino Alfano in un giorno non abbia ancora detto no (senza grazie) alle avances di Gianfranco Fini. Il presidente della Camera, che venerdì ha annunciato la propria candidatura a Montecitorio nel 2013 (se sarà eletto, sarà la decima legislatura consecutiva), ha provato a cogliere il momento di difficoltà del Pdl, con lo scontro tra Alfano e Silvio Berlusconi, tendendo la mano: "Il vero banco di prova per Alfano non è nella definizione delle regole per le primarie, ma nel far chiarezza sul rapporto col governo Monti e soprattutto sulla necessità per l’Italia di continuarne l’azione riformatrice anche dopo le elezioni. Solo se ciò accadrà si potrà davvero aprire una pagina nuova per tutti i moderati italiani. E personalmente ne sarò lieto", dichiara il presidente della Camera. Ne sarà lieto, e prevede una nuova pagina. Magari in ticket con il Pdl senza Berlusconi (che, si dice, pensa allo strappo e alla sua lista civica). Fini e Pdl ancora insieme, senza Cav. Deve decidere Alfano. Insomma, chiedono partito e soprattutto elettori: Angelino tiri fuori il quid e dica chiaro e tondo a Gianfry, l'uomo che il Pdl ha provato ad affossarlo nel 2010, che per lui non c'è più posto. Il segretario però tace. O nicchia? 
Il sostegno di Bocchino - A dare consistenza alle parole di Fini ci pensa Italo Bocchino: "C'è da valutare quali nuove convergenze possono nascere visto che dentro al Pdl c'è chi crede che la politica come l’ha intesa Berlusconi finora non si può più fare. L’apertura di Fini è sincera, è fatta a chi si rende conto della necessità di un’agenda Monti e di un governo guidato da Monti. Nel Pdl qualcuno si è accorto che con gli estremismi verbali della Lega e della Santanchè si rischia lo sfascio del Paese". Bocchino inoltre ha aggiunto che ad Alfano "va riconosciuto il coraggio della giornata di ieri e la perseveranza per andare alla ricerca di un elemento di novità. Le primarie non saranno salvifiche ma creeranno una divisioni tra chi è anti europeo e chi non e tra chi è por o contro Monti. Se domani dovesse esserci un Pdl pro Monti e pro Europa ci sarebbe una convergenza programmatica". Dunque Bocchino sta con Fini, ma i motivi che spingono il presidente della Camera a rimettersi in gioco con gli ex alleati sono ben altri.

Le giravolte di Gianfranco - Gianfranco ha il terrore di restare fuori dal Parlamento (le percentuali del suo Fli e la "morte" del Terzo Polo non gli lascia e cerca il colpo di teatro, un improbabile ricongiungimento col Pdl. Fini, al solito, cambia idea molto rapidamente. Solo ieri, giovedì 8 novembre, gongolava sulla confusione del Pdl accusando Silvio Berlusconi di essere "un padre-padrone del partito". Solo poche ore fa ricordava con fierezza la sua fuoriuscita dal Pdl. Ma una notte insonne in compagnia del suo 2 per cento (forse) deve avergli fatto cambiare opinione. Tanto che già comincia a mandare segnali d'intesa ad Alfano. Insomma senza il Cav, Fini vuole rientrare dalla porta di servizio nella grande casa dei moderati, nella quale - lo ha lasciato intendere anche Pier Ferdinando Casini - è inutile. 
Senza il Cav... - "L'aspro confronto in corso nel Pdl - sottolinea Fini in una  nota - va seguito con interesse per capire se emergerà una identità politica veramente in sintonia con il Ppe e quindi, in quanto tale, alternativa in termini programmatici alle Sinistre e mille miglia lontana dalla demagogia estremista, populista e antieuropea di tanti esponenti del Pdl e della totalità della Lega". Nell'alternativa alle sinistre lui ci vuole stare (e, ricordiamolo, nei mesi scorsi ci furono approcci e corteggiamenti con la stessa sinistra). Fini, senza vergogna, non vuole restare a piedi: sarebbe anche disposto a tornare sui suoi passi. La scusa, ovviamente, è l'arcinemico Silvio Berlusconi. Se non ci fosse più lui, tutto sarebbe possibile.
Un calcio di rigore - Fini, a breve - al termine della legislatura - perderà lo scranno più alto a Montecitorio. Rischia di finire su una sedia di legno: per non lasciare il Transatlantico arriva a tendere la mano al "nuovo" Pdl, lo stesso Pdl con cui strappò e con il quale, da anni, è impegnato in un'altra battaglia. Fallita la "salvezza" nella casa di Casini, oltre a Montecarlo, Fini cerca una nuova dimora: ancora il Pdl. Alfano, ora, è alla prova del nove. L'occasione, per il segretario "accusato di carenza di quid", non può essere sprecata. E' un calcio di rigore: sbatta la porta in faccia a Fini. Gianfranco vada per la sua strada. Alfano, con una semplice mossa, conquisterebbe mezzo Pdl. E dopo aver dimostrato nella discussione col Cav di averlo, raddoppierebbe il tanto chiacchierato "quid".

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