SALEMI
Soldi dell'eolico riciclati all'estero
Maxi sequestro nel Trapanese
Giovedì 13 Dicembre 2012
La guardia di finanza ha sequestrato immobili, auto, moto e denaro di proprietà dell'imprenditore di Salemi Antonino Scimemi (nella foto): un milione e trecentomila euro il valore complessivo. L'inchiesta coinvolge società operanti anche in Lussemburgo e a Malta. Coinvolto anche Melo Martella, docente nella facoltà di Economia a Messina.
SALEMI (TRAPANI) - Beni per un milione e trecentomila euro sono stati sequestrati dalla guardia di finanza a otto persone coinvolte in un'indagine della Procura di Marsala sul riciclaggio di soldi provenienti dal parco eolico di Salemi. L'inchiesta, che si intreccia con un'attività ancora in corso della Procura di Milano, coinvolge società operanti anche all'estero: Lussemburgo e Malta. Il sequestro riguarda 29 unità immobiliari, 4 auto, una moto e 290 mila euro in titoli di Antonino Scimemi, imprenditore di Salemi, della moglie Vita Alba Caradonna, della madre Giuseppa Angelo e del figlio ventottenne, Giacomo, nonché di Melo Martella, docente nella facoltà di Economia a Messina, Gaetano Buglisi e la moglie Roberta Famà e Roberto Saia. Martella, Buglisi, Famà e Saia, sono tutti titolari di società maltesi.
L'inchiesta scaturisce da un accredito sospetto in un conto di Scimemi, eseguito dalla moglie. Nell'indagine della Procura di Milano spunta anche il nome dell'imprenditore di Alcamo, Vito Nicastri, già destinatario, nei mesi scorsi, di un'ordinanza di custodia cautelare e di un sequestro preventivo per un valore di oltre un miliardo e mezzo di euro, perché ritenuto un prestanome del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro.
"La Sicilia, ancora una volta, si trova al centro di grosse transazioni finanziarie", ha detto il procuratore di Marsala, Alberto Di Pisa, nella conferenza stampa tenutasi stamani al comando provinciale di Trapani della guardia di finanza. "Si tratta di un frammento di un caso di riciclaggio molto più grande, pari a 12 milioni e 900 mila euro, su cui sta indagando la procura di Milano e con la quale abbiamo collaborato", ha detto il sostituto procuratore Dino Petralia, titolare dell'inchiesta trapanese. Il comandante provinciale delle fiamme gialle, il colonnello Pietro Calabrese, ha spiegato che "il raggiro è uno schema di ingegneria finanziaria criminale che, oltre a rendere più difficoltose le indagini, ha anche stimolato la fantasia investigativa".
L'inchiesta scaturisce da un accredito sospetto in un conto di Scimemi, eseguito dalla moglie. Nell'indagine della Procura di Milano spunta anche il nome dell'imprenditore di Alcamo, Vito Nicastri, già destinatario, nei mesi scorsi, di un'ordinanza di custodia cautelare e di un sequestro preventivo per un valore di oltre un miliardo e mezzo di euro, perché ritenuto un prestanome del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro.
"La Sicilia, ancora una volta, si trova al centro di grosse transazioni finanziarie", ha detto il procuratore di Marsala, Alberto Di Pisa, nella conferenza stampa tenutasi stamani al comando provinciale di Trapani della guardia di finanza. "Si tratta di un frammento di un caso di riciclaggio molto più grande, pari a 12 milioni e 900 mila euro, su cui sta indagando la procura di Milano e con la quale abbiamo collaborato", ha detto il sostituto procuratore Dino Petralia, titolare dell'inchiesta trapanese. Il comandante provinciale delle fiamme gialle, il colonnello Pietro Calabrese, ha spiegato che "il raggiro è uno schema di ingegneria finanziaria criminale che, oltre a rendere più difficoltose le indagini, ha anche stimolato la fantasia investigativa".
Petralia ha rimarcato il coinvolgimento nell'indagine di "menti
raffinate",riferendosi al docente universitario di Messina, Melo Martella, e ad Alessandro Faranda, uno dei titolari del marchio "Birra Messina", a cui la madre dell'imprenditore salemitano Antonino Scimemi, Giuseppa Angelo, 81 anni, ha accreditato 255mila euro frutto di transazioni fraudolente.
Riciclaggio all'ombra di Messina Denaro
In particolare, nell'indagine sono finiti anche "menti raffinate", come rimarcato dal pm Petralia in riferimento a Melo Martella, docente della Facoltà di Economia dell'Università di Messina, destinatario anche lui del sequestro di beni. Nelle carte dell'inchiesta, e finito anche il nome di Alessandro Faranda, appartenente alla famiglia proprietaria del marchio Birra Messina, a cui Giuseppa Angelo, madre ottantunenne dell'imprenditore di Salemi, Antonino Scimemi (entrambi indagati), ha accreditato 255 mila euro frutto di transazioni fraudolente.
Riciclaggio all'ombra di Messina Denaro
sequestro per un imprenditore dell'eolico
Colpiti dal provvedimento Antonino Scimemi, imprenditore di Salemi, la moglie Vita Alba Caradonna, il figlio di 28 anni Giacomo e la madre ottantunenne dell'imprenditore. Coinvolti anche Melo Martella, docente dell'Università di Messina, Roberto Saja, Gaetano Buglisi e la moglie Roberta Famà, titolari di due società maltesi. Coinvolto anche uno dei titolari della Birra Messina
Sequestrati dalla Guardia di finanza di Trapani 34 beni per un valore di oltre 1,3 milioni di euro nei confronti di otto persone, indagate per trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio internazionale di denaro proveniente dal business dell'energia collegato, spiegano gli investigatori, al Parco eolico di Salemi e ripulito passando per Lussemburgo e Malta. L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Marsala, si intreccia con un'indagine in corso della Procura di Milano e coinvolge un giro vorticoso di società, anche estere, con sede a Malta e Lussemburgo. Il sequestro riguarda 29 unità immobiliari, 4 auto, una moto e 290 mila euro in titoli. Coinvolto anche un imprenditore dell'eolico presunto prestanome di Matteo Messina Denaro.
Colpiti dal provvedimento Antonino Scimemi, imprenditore dell'eolico di Salemi, la moglie Vita Alba Caradonna, un'insegnante di scuola media, il figlio di 28 anni Giacomo e la madre ottantunenne dell'imprenditore Giuseppa Angelo, nonchè Melo Martella, docente della Facoltà di Economia dell'Università di Messina, Roberto Saija, Gaetano Buglisi e la moglie Roberta Famà, titolari di due società maltesi.
L'inchiesta scaturisce da un accredito sospetto di 10.000 euro sul conto corrente di Scimemi eseguito dalla moglie. Solo il primo di movimenti sospetti, che comprendono anche tre accrediti sul conto della donna per complessivi 850.000 euro da parte di una società romana attiva nella compravendita di immobili. Coinvolto nell'indagine milanese anche l'alcamese Vito Nicastri, imprenditore dell'eolico ritenuto un prestanome del boss latitante Messina Denaro, già destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare e di un sequestro preventivo di beni per un 1,5 miliardi di euro.
"Ancora una volta la Sicilia è al centro di grosse transazioni finanziarie". Così il procuratore di Marsala Alberto Di Pisa ha commentato, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta al comando della guardia di finanza di Trapani, l'operazione sul business dell'eolico condotta dalle fiamme gialle di Marsala con il coordinamento della Procura che ha portato al sequestro di beni per oltre 1,3 milioni di euro nei confronti di 8 soggetti, coinvolti in un caso di riciclaggio internazionale.
"La nostra indagine - ha spiegato il sostituto procuratore di Marsala Dino Petralia, titolare dell'inchiesta - rappresenta un frammento di un caso di riciclaggio molto più grande, di circa 12,9 milioni di euro, su cui sta indagando la Procura di Milano con la quale abbiamo collaborato". Secondo il comandante provinciale della guardia di finanza, il colonnello Pietro Calabrese, quello scoperto è "uno schema di ingegneria finanziaria criminale che, oltre a rendere più difficoltose le indagini, ha stimolato la fantasia investigativa".
In particolare, nell'indagine sono finiti anche "menti raffinate", come rimarcato dal pm Petralia in riferimento a Melo Martella, docente della Facoltà di Economia dell'Università di Messina, destinatario anche lui del sequestro di beni. Nelle carte dell'inchiesta, e finito anche il nome di Alessandro Faranda, appartenente alla famiglia proprietaria del marchio Birra Messina, a cui Giuseppa Angelo, madre ottantunenne dell'imprenditore di Salemi, Antonino Scimemi (entrambi indagati), ha accreditato 255 mila euro frutto di transazioni fraudolente.
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