ALL'ARS ARRIVA LA PRIMA BUSTA PAGA
i grillini per ora incassano lo stipendio pieno
LE PRIME buste paga sono arrivate. Senza "tagli". E da ieri i deputati grillini, profeti della lotta alla casta, hanno in banca i loro stipendi da oltre diecimila euro al mese. Cifre anche superiori, per la verità: il capogruppo di "5 stelle ", il candidato governatore Giancarlo Cancelleri, nella sua distinta ha trovato l'importo netto di 11.700 euro. Ancora meglio è andata al neo vicepresidente vicario dell'Ars Antonio Venturino, che ha diritto a un'indennità di funzione di 3.200 euro lordi, circa 2.300 netti. Il suo stipendio mensile sfiora dunque i 14 mila euro. Ma la pattuglia dei parlamentari grillini "graduati", dopo l'elezione del consiglio di presidenza e dei vertici delle commissioni, è folta: conta un presidente di commissione (Giampiero Trizzino, indennità supplementare da circa 1.400 euro), un vicepresidente (Stefano Zito, 400 euro in più al mese) e tre segretari (Giorgio Ciaccio, Salvatore Siragusa e Vanessa Ferreri, un bonus in busta paga di quasi 200 euro a testa).Insomma, per il momento i grillini sono entrati nel club dei privilegiati, dopo aver annunciato in campagna elettorale che avrebbero rinunciato alla parte di compenso superiore ai 2.500 euro mensili.
Il maxi-stipendio del segretario di Alfano
La busta paga di Baldo Di Giovanni, che da anni lavora a Roma, è di 157 mila euro l'anno
Ed ecco che dopo i casi dell'assistente che guadagnava quasi più di un deputato, con una retribuzione pari a ben 190 mila euro lordi all'anno, salta fuori un altro stipendio da mega dirigente: quello di Baldo Di Giovanni, assistente personale del segretario nazionale degli azzurri Angelino Alfano. Stabilizzato nel 2001 nel bacino dei gruppi
dell'Ars, ha ricevuto un'ultima busta paga pari a 157.575 euro lordi all'anno: cifra di poco inferiore a quella di un dirigente generale della Regione. Soldi, questi, in parte ricevuti negli ultimi sei mesi dal gruppo dei berlusconiani anche se lo stesso Di Giovanni si trova da agosto in distacco a Roma per curare i "rapporti tra il gruppo parlamentare regionale e il partito nazionale".
dell'Ars, ha ricevuto un'ultima busta paga pari a 157.575 euro lordi all'anno: cifra di poco inferiore a quella di un dirigente generale della Regione. Soldi, questi, in parte ricevuti negli ultimi sei mesi dal gruppo dei berlusconiani anche se lo stesso Di Giovanni si trova da agosto in distacco a Roma per curare i "rapporti tra il gruppo parlamentare regionale e il partito nazionale".
Tre giorni da deputato per 35 mila euro
Parteciperà a tre sedute, ma sarà pagato fino a marzo
Uno, due, tre. Tre giorni in tutto. Al redivivo onorevole Francesco Paolo Lucchese non è concesso un arco di tempo di lavoro più lungo. Ma per questa "fatica" avrà un'adeguata ricompensa: 35 mila euro netti, più o meno. Un'avventura redditizia, nulla da dire, per chi a 78 anni - e già con quattro legislature alle spalle - credeva di non dovere più frequentare l'aula da Montecitorio. E invece. Invece ecco un rapido incrocio di accadimenti. Il primo: le dimissioni da deputato di Nino Lo Presti, esponente di Fli nominato nel Consiglio di giustizia amministrativa. Un atto che ha fatto scorrere la lista del Pdl, dove Lo Presti era stato eletto nel 2008, fino al diciottesimo posto: nel frattempo infatti altri tre parlamentari hanno lasciato l'incarico e un quarto - Gaspare Giudice - è deceduto. Toccava proprio a Lucchese subentrare.
Rivolta bipartisan contro Ardizzone
Il presidente di Sala d'Ercole annuncia il dimezzamento delle indennità ai parlamentari e scoppia la rivolta dei capigruppo.Lo stipendio passerebbe a 6600 euro netti (dagli attuali 12 mila) e i rimborsi ai gruppi da 3100 euro mensili a 5 mila euro annui per ogni deputato.
Il presidente di Sala d'Ercole Giovanni Ardizzone detta la road map parlamentare per applicare anche nell'Isola i tetti agli stipendi dei deputati e ai rimborsi per i gruppi parlamentari. E all'Ars è già rivolta: "Non si possono ridurre così le spese dei gruppi, questo significa impedire ai partiti di fare politica", dice il capogruppo Pdl, Francesco Scoma.
"Il rischio è quello di licenziare tutti i dipendenti", avverte Santi Formica della Lista Musumeci.
"In questo modo diamo la possibilità di fare politica soltanto ai ricchi", dice Roberto Di Mauro dell'Mpa.
Preoccupato è anche il capogruppo del Pd, Baldo Gucciardi. "Dobbiamo mettere in condizione i parlamentari di lavorare e l'Ars deve aiutare i deputati nell'elaborazione dei disegni di legge, altro che riduzione del contributo".
Ardizzone comunque non vuole fare passi indietro: "Confermo - dice - che non mi sposterò di una virgola dal decreto Monti.
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