GLI AZZURRI CHE NON SI RINNOVANO
Persi tutti i capoluoghi. Senza Silvio in campo
il centrodestra è ko!
Se i moderati non possono votare il Cav vince la sinistra. Il Pdl punito ai ballottaggi: 11 città su 11 alla sinistra
Come al primo turno, in questa tornata di elezioni amministrative, per il centrodestra si delinea un sconfitta netta, senza appello. Parlano le cifre: undici su undici. Il centrosinistra fa en plein di capoluoghi.
Il refrain, il concetto a cui ora tutti pensano, è datato e scontato. Ma tremendamente vero. Senza Berlusconi in campo il centrodestra arranca. Anzi, perde. Non va nemmeno a votare, come dimostra il crollo drastico dell'affluenza. Se nel novero dei votabili non c'è Silvio Berlusconi, le possibilità di successo dei moderati crollano. Una tendenza che fece capolino già dopo il crollo dell'ultimo governo del Cavaliere, quando Silvio sembrava pronto a lasciare la vita politica: il Pdl precipitò nei sondaggi, all'inizio del 2012 veniva accreditato del 13-15 per cento. Poi Berlusconi decise di tornare in campo, e come è andata se lo ricordano tutti: la rimonta, alle ultime elezioni politiche, è stata strepitosa. Nessuno ci avrebbe scommesso, ma il Pdl di fatto pareggiò, e ora si trova al governo con il Pd nell'esecutivo delle larghe intese guidato da Enrico Letta. Oggi, per inciso, gli azzurri vengono accreditati di un congruo vantaggio nel caso in cui gli italiani fossero chiamati a rinnovare il Parlamento: la rimonta del Cav è continuata anche dopo il voto, e si è concretizzata in un sorpasso che terrorizza il centrosinistra.
Altro discorso, però, a livello locale. E non solo perché non c'era un Berlusconi da poter votare, ma perché Berlusconi stesso, di fatto, è rimasto ai margini della campagna elettorale, preso dalle beghe giudiziarie e dagli affari di governo, scettico su una rosa di candidati che difficilmente avrebbe potuto imporsi, più incline alla Sardegna che ai ballottaggi. Il Cav si è speso ben poco a Roma in vista del primo turno (complici anche i rapporti tesi con Gianni Alemanno), e quasi nulla prima del ballottaggio. Anche nella campagna delle altre città la sua presenza, semplicemente, non c'è stata. Se questo dà la cifra del peso specifico di Berlusconi, la situazione vista in controluce mostra anche l'incapacità del Pdl, come sostengo ormai da tempo, di rinnovare la sua classe dirigente. Troppo debole la ricandidatura di Alemanno, emblematico il caso di Imperia, dove il candidato che è diretta emanazione del potente del luogo ( Scajola) è stato spazzato via. Il Cav resta il perno di un partito personalistico e di un elettorato pronto a convergere su di lui. Ma solo su di lui. Il Pdl, sia a livello nazionale sia a livello locale, senza Silvio pare perso, sembra non autosufficiente nell'individuare le pedine vincenti. Uno scouting che non può spettare solo a Berlusconi, lo stesso Berlusconi che non potrà essere in eterno il perno dell'alternativa alla sinistra.
Se questa tornata amministrativa non bastasse a chiarire che il partito non è presente sui territori, se non con persone discutibili e discusse, se non è bastata a far ragionare su un segretario che fa anche il vicepremier ed il ministro dell'interno, se non si fossse appalesata lampante la necessità di un ricambio della classe dirigente, non necessariamente generazionale, vuol dire che il PDL è troppo puntato su Berlusconi e quindi è una meteora destinata a cadere quando la sua stella si spegnerà!
Noi abbiamo ancora una speranza, quella di riprendere le redini di questo partito con tutti gli uomini di buona volontà che invito a ribellarsi a questo stato di cose!!!!!
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