«Contributo non revocabile»
di CELESTE CARADONNA
PARTANNA. «Nè il comune di Salemi né altri Comuni della Valle del Belice possono arrogarsi il diritto di revocare il contributo concesso alle popolazioni colpite dagli eventi sismici nel gennaio 1968 quando questi abbiano già iniziato i lavori e siano intervenuti con propri fondi nella ricostruzione degli immobili». E’ quanto contenuto nel comunicato diramato agli organi di stampa dall’avvocato Giuseppe Nastasi che, già da tempo, ha ricevuto l’ incarico da parte di alcuni titolari di contributi per la ricostruzione, residenti a Salemi, Partanna e Vita, «al fine- aggiunge- di difenderli ed evitare che oltre al danno gli stessi abbiano a riceve la beffa». “Nell’ultimo periodo diverse amministrazioni comunali della Valle del Belice stanno invitando i beneficiari a completare le opere di ricostruzione – riferisce Nastasi-, pena la revoca del contributo. La revoca del contributo è contemplata dalla legge nella fattispecie di mancato inizio dei lavori, ma allorquando il beneficiario inizi i lavori e riceva dallo Stato le somme destinate al primo stato di avanzamento nella misura 50% successivamente 20%, 12% e 08% ( il 10% è destinato al collaudo) ed impieghi, oltre alle somme ricevute a titolo di contributo, anche fondi propri, il Comune, non potrà più chiedere la restituzione del contributo. Il provvedimento di decadenza – continua- costituisce espressione del potere di autotutela dell'amministrazione comunale e può essere adottato se espressamente previsto nella normativa e se esistono determinate condizioni oggettive”. A tal proposito, il Comune di Salemi sta facendo partire 524 lettere di diffida che vanno ad aggiungersi alle 65 inviate circa un mese fa. Il legale si sofferma anche sulla segnalazione alla Procura della Corte dei Conti: “A parere del sottoscritto, la problematica rientra nella giurisdizione del giudice ordinario e non si capisce quale possa essere la competenza della Procura della Corte dei Conti, alla quale sembra che la commissione straordinaria di Salemi si voglia rivolgere”. In conclusione l’ avvocato Nastasi dice: “ Va bene il sollecito alla definizione delle opere, ma disporre la revoca del contributo è un’ ipotesi che va tenuta lontana”. Questo l'articolo apparso sul Giornale di Sicilia, dove uno stimato professionista sostiene certamente delle cose esatte.
Il problema è che la base di partenza del suo ragionamento parte da fattispecie che portano a pensarla come lui, ma come la mettiamo con quei beneficiari che fatto l'inizio lavori e percepito il 50% del contributo abbiano lasciato in asso la costruzione? E con quelli che titolari di più contributi per diversi fabbricati hanno cumulato le somme per realizzare villette megagalattiche, palazzi, e quant'altro lasciando i ruderi degli immobili da cui provenivano i finanziamenti nello stato di abbandono ed incarico, per la demolizione, ai bilanci del Comune, quindi alle tasche di tutti? E con quelli che con più contributi hanno fatto l'inizio lavori per tutti, percependone il 50% per poi definire una sola unità magari megagalattica?Su una cosa sono completamente d'accordo con l'avv. Nastasi credo anch'io che la materia del contendere sia più appropriata ai Tribunali ordinari piuttosto che a quelli contabili.
Siamo certi che anche difronte ad opposizioni ed altro i Commissari del Comune non si tireranno indietro. Si tratta di colpire un malcostume che ha favorito i soliti furbetti!
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