giovedì 29 dicembre 2011

PENSIONI


LA RIFORMA DELLE PENSIONI
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RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE E AUTONOMIA PERSONALE A PARTIRE DAI CONTRIBUTI INPS. CHE DEVONO RESTARE NELLE NOSTRE TASCHE

L’INPS è stato per decenni il cardine dell’espansione dello Stato nella società, con conseguenze disastrose per la spesa pubblica e per la nostra libertà. Analizzando l’allegato statistico al rendiconto 2008 dell’INPS, si può vedere chiaramente che l’ente ha registrato solo nella sua attività pensionistica negli anni 1990 – 2008 un deficit medio tra entrate e uscite di 26 miliardi di euro all’anno, per un aggravio cumulato sui conti pubblici italiani di circa 494 miliardi di euro. La cifra non dovrebbe sorprendere: ogni volta che lo Stato si mette a gestire le nostre risorse, le probabilità che queste vengano mal gestite o sprecate è elevatissima. Il problema non riguarda dunque l’INPS di per sé ma il modello di previdenza sociale che è stato imposto agli italiani negli ultimi cinquant’anni: un modello incentrato sull’intermediazione pubblica, sull’obbligatorietà della prestazione e sul monopolio. Se si vuole evitare il default dell’ente di previdenza nazionale e se vogliamo veramente aspettare con serenità la nostra vecchiaia, non ci resta che rivoluzionare radicalmente dalla base le logiche previdenziali in Italia, passando da un sistema pubblico ad uno privato in cui vigano non già i principi dell’obbligo e della coercizione ma quelli della libertà e della responsabilità individuale. Un sistema a capitalizzazione privato offerto da fondi pensione, assicurazioni, banche, etc. che competano tra loro per ottenere i nostri contributi, è l’unico modo per garantire una gestione efficiente delle nostre risorse nel lungo periodo e per assicurare a noi stessi e alle nuove generazioni un futuro più roseo.

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