giovedì 24 gennaio 2013

Chi è questo Matteo?

Nelle ultime ore il PD, alla luce dei sondaggi più recenti ed ormai consapevole che il PDL è rientrato in gara alla grande, sta studiando tutte le possibile strategie per resistere alla risalita di Berlusconi. E mentre lo scandalo del MPS , la banca rossa senese,lo investe in pieno scardinando tutti i bei discorsi di Bersani lo stesso segretario ha fatto qualcosa che mai avrebbe voluto fare, chiamare al suo fianco il "berlusconiano" Matteo perchè gli dia una mano a recuperare voti tra quell'elettorato moderato che voterà nuovamente PDL.
Il nostro, tenuto sapientemente in "naftalina", come nella miglior tradizione leninista-comunista, in quanto ritenuto un eretico, pensate andò a trovare Berlusconi, allora presidente del Consiglio, ad Arcore per ottenere finanziamenti per la città che amministra, viene rispolverato con urgenza quando il genio, che dovrebbe essere (speriamo di no) il nostro futuro presidente del Consiglio, si accorge che la sua certezza di vincere comincia a traballare.Ed allora a gran voce ordina: chiamate Matteo!!! Ma............. 

                  Chi è questo Matteo?


Nella pentola delle informazioni ci sono i cognomi noti. Politici, presentatrici, criminali.   Sotto elezioni però sono i cognomi dei politici a essere declamati come una filastrocca ipnotica. Certo, è pericoloso. La gente a casa sente centinaia di volte che la Bindi si è candidata su Twitter e stramazza a terra. Ma c'è un cognome politico di fama che è totalmente sparito. Nessuno lo ricorda più. Curioso, di solito i cognomi dei politici resistono. Berlusconi regge da diciannove anni .
Non si era più visto da qualche mese perché era stato ingoiato dal cognome onnivoro del professor Monti. Poi la tubazione catodica ha risputato "Berlusconi" e dopo l'illusorio vantaggio iniziale "Professor Monti" è stato limato sino a diventare un elfo del giornale radio. Dicevamo del protagonista politico settimane fa famosissimo, e ora dimenticato da tutti. Dov'è, chi è, che fa? Non si sa: è stato risucchiato da una forza ignota. C'è quel nome che sta lì, gramo: Matteo. Pare abbia partecipato alle primarie del PD, anche se al PD nessuno si ricorda che ci siano state delle primarie.
Se vogliono parlare con precisione dell'ombra nella nebbia, dicono Matteo Coso. Solo nella società civile, il ricordo di Matteo non è sparito del tutto. A un comizio del centro-sinistra in una pasticceria di Piacenza, chissà perché non c'era nessuno. A parte il cameriere monarchico, fortemente favorevole alla lista Grimaldi di Montecarlo al posto dei Savoia, simbolo un mazzo di carte in un campo di dadi. Era un comizio disperato. Il candidato è sceso dal bancone e ha detto se gli offrivano sei paste e un litro di latte. Il vecchio cameriere, colmo di tenerezza, fa: "Se sei amico di Coso, ti regalo tutto il profitterol". Un significato ce l'avrà.

Matteo Renzi Sindaco di Firenze

Purtroppo anche Bersani, di cui manteniamo per miracolo il cognome in mente, non si ricorda le primarie. Ripete solo quel nome con grande tenerezza, Matteo, manca solo che dica ciccino. Va bene, allora bisogna scoprire chi è Matteo. Niente. Bersani non ha tempo, deve trovare il modo di allearsi con Monti senza che la gente lo scopra. Eppure, a quello sconosciuto non penserebbe nessuno, se ogni tanto il segretario non dicesse Matteo a prescindere.
Giorni fa è successa la stessa cosa a una convention, Bersani ha guardato il muro e ha borbottato: "Matteo ci darà una mano". La gente in platea si è svegliata di soprassalto e ha detto: "Che c'è, abbiamo un'idea?". Qualcosa sta cambiando. Forse una nuova volontà. Per esempio, c'è un ingorgo e Bersani dice all'autista: "Prendi questo vicolo, Matteo ci darà una mano", poi Matteo non c'è e finiscono dentro un orto. Però è una novità. Una parte dei militanti ritiene che il segretario (che ha di nuovo rivelato di essere cattolico) per Matteo intenda l'evangelista, che aveva un banco di prestiti, e Bersani lo invochi per avere un'idea di economia. Speriamo. Magari Matteo non è san Matteo.
Anche Veltroni, quando lanciò al Lingotto lo slogan di don Milani, non faceva che dire don e poi si è scoperto che intendeva don Lurio. Ora tutti al Pd, vogliono sapere chi è questo Matteo. "Lo dico quando c'è Matteo", promette Bersani alle riunioni. Però Matteo non c'è, per fare un paradosso, neanche sotto il tavolo della segreteria. A parte che sotto il tavolo della segreteria non c'è posto perché ci vive D'Alema. Però una fetta di partito comincia a ricordarsi. Dicono che se ci fosse Coso, vincerebbero le elezioni a occhi chiusi. Basterebbe fargli una telefonata. Il problema è che sull'elenco telefonico Coso non c'è. C'è Matteo, ma non avete idea di quanti Matteo ci siano in Italia.





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