venerdì 26 febbraio 2010

Un articolo di Diario su Sgarbi e Giammarinaro


Il mensile Diario nel numero  del 3 ottobre 2008 ha pubblicato un'inchiesta su Salemi, la città amministrata dal Sindaco Vittorio Sgarbi, sul suo primo cittadino, e sul suo principale sostenitore politico, Pino Giammarinato. Lo propongo a tutti  i salemitani :











Magnitudo Sgarbi. Un terremoto mediatico scuote di eccitazione Salemi, provincia di Trapani, cuore assopito della Valle del Belice. Il ciuffo più presuntuoso d’Italia, icona dandy del XXI secolo, gioca a fare il sindaco di una cittadina di 12 mila residenti che fu capitale d’Italia per un giorno. In piazza Dittatura una lapide ricorda che il 14 maggio 1860 Giuseppe Garibaldi arrivò qui da Marsala con il suo seguito di valorosi e si proclamò, in nome di Vittorio Emanuele re d’Italia, dittatore del Regno delle Due Sicilie («Siciliani! Io vi ho guidato una schiera di prodi accorsi all’eroico grido della Sicilia, resto delle battaglie lombarde. Noi siamo con voi! Non chiediamo altro che la liberazione della nostra terra. Tutti uniti, l’opera sarà facile e breve. All’armi dunque!»). Più che sui Mille di risorgimentale memoria, il condottiero
poté contare soprattutto su quel pezzo da novanta del Barone Sant’Anna, che si unì a lui con la sua banda di picciotti: consenso popolare assicurato. Deve essere destino, da queste parti. Anche il neo sindaco Vittorio Sgarbi, precipitato con tanto di corte a Salemi dopo il benservito milanese di Letizia Moratti, non sarebbe qui senza la benedizione di Pino Giammarinaro, uno tra i più controversi, ombrosi, potenti
e inquisiti uomini politici siciliani.Esponente di rispetto, ed ex deputato regionale, della vecchia scuola Dc e rampollo allevato dai cugini Nino e Ignazio Salvo, i padroni di casa di Salemi e di buona parte dell’isola,
Giammarinaro emigra da manovale in Germania negli anni Sessanta. Al ritorno in patria, alla fine di quel decennio, si reinventa imprenditore ristrutturando il campo sportivo con la benedizione degli esattori andreottiani. Negli anni sviluppa un portafoglio di investimenti ricco e articolato, con interessi preminenti nella sanità e nelle costruzioni. Da sempre ritenuto vicino ad ambienti mafiosi, nel suo curriculum non mancano amicizie pericolose, accuse infamanti, patteggiamenti, regimi di sorveglianza speciale e obblighi di dimora, latitanze balcaniche, clamorose assoluzioni e, l’inevitabile, rinascita. Gironzolando per le strette stradine di Salemi, nel giorno dell’insediamento del nuovo Consiglio comunale, con l’afa di luglio restano appiccicate addosso poche certezze: una di queste è che Giammarinaro a Salemi continua a dettar legge. E qualsiasi velleità, politica o imprenditoriale, al suo vaglio deve passare.Ne sa qualcosa Ninni Maniaci, esponente prima della Margherita e ora del Pd locale, e vicesindaco della Giunta uscente nata dall’accordo tra pezzi di centrosinistra e liste civiche formalmente opposte al clan Giammarinaro. È Maniaci che, per esempio, si è attirato strali e qualche sospetto per avere firmato la richiesta di inserire Salemi tra i comuni beneficiari dei fondi per le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Le carte le ha preparate l’entourage di Sgarbi e Maniaci, con la sua firma, gli ha confezionato una succulenta promessa elettorale da offrire in pasto a una cittadinanza abbagliata da cotanta luce: tre milioni di euro a Salemi per ricordare degnamente le gesta garibaldine. «Era un atto dovuto», spiega Maniaci, «l’ultimo giorno utile per presentare la richiesta e se avessimo aspettato l’insediamento della nuova amministrazione avremmo perso l’opportunità. L’ho fatto per il bene di Salemi e senza alcun imbarazzo.» Sgarbi la spiega così: «Giammarinaro ha perso più volte a Salemi le elezioni per il sindaco, non ha mai avuto nelle sue fila personaggi di spessore, ma ha sempre potuto contare sulla maggioranza in Consiglio comunale. Anche per  questo più che a comandare, ha sempre tenuto a far sapere che comanda. È una differenza sottile, ma è importante per comprendere il personaggio.»

Più che i consiglieri, è vero, negli enti locali le figure chiave sono i tecnici e i funzionari. È lì che Giammarinaro, negli anni, ha piazzato scientificamente i suoi uomini. Uno di questi, per esempio, è Salvatore Cascia, figura emblematica anche per cogliere le connessioni che innervano il potere politico e gli affari di questo pezzo di Sicilia, al di là delle volatili bandiere di partito. A lungo ingegnere capo del Comune, alla fine degli anni ’90 Cascia è osteggiato dall’allora sindaco Gino Crimi (sostenuto da una strana coalizione tra An, Ds e Popolari), perché considerato una quinta colonna di Giammarinaro. Cascia viene sistemato alla Provincia di Trapani, allora regno di Giulia Adamo, che però con Giammarinaro non ha mai legato. Il 2 novembre 2000, nel giorno dei morti, Cascia viene fermato da una pattuglia della polizia mentre viaggia a bordo della sua auto. Gli agenti lo trovano in possesso di cinque buste, ancora sigillate, provenienti da una gara d’appalto allora in corso per i lavori di manutenzione di una strada provinciale. Immediatamente sospeso, la vicenda si perderà nelle nebbie giudiziarie. Per lui, adesso, si parla di un probabile ritorno alle familiari stanze, dove per qualcuno non ha mai smesso di fare e disfare.
Cascia è poi considerato vicino anche ad Antonino Scimemi, politico e imprenditore finito in carcere come «mente» di una truffa ai danni dell’Unione europea, e da venti milioni di euro, sui fondi per lo sviluppo. L’inchiesta della Procura di Marsala coinvolge quattro aziende, tra cui spicca la Energia Pulita srl di Scimemi, che si sarebbero dovute occupare – è per questo che percepivano i finanziamenti comunitari – di produrre, dagli scarti di macellazione, rifiuti vegetali e ospedalieri, biomassa da utilizzare in energie alternative. Un aiutino per costruire il suo megastabilimento da sei milioni di euro alle porte di Salemi gli sarebbe arrivato proprio dal settore Urbanistica del Comune, dove qualcuno avrebbe dimenticato di
mettergli in conto gli oneri di urbanizzazione, qualcosa come centomila euro sottratti alle entrate pubbliche.
Anche quello di Nino Scimemi è un curriculum politico di tutto rispetto. Cresciuto nel Pri, poi fondatore e segretario provinciale dell’Udeur trapanese, finisce in minoranza e manca nel 2006 l’elezione al Senato. Dopo la caduta del governo Prodi, passa al Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo e avanza pretese di candidatura a sindaco di Salemi, ma la bufera giudiziaria gli tarpa le ali. Per il momento.
«Una volta in Sicilia le decisioni si discutevano nelle segreterie  politiche, oggi comandano soltanto deputati e assessori. Il potere è personalistico e i confini tra partiti e schieramenti
avversi sono estremamente fluidi.»  Un’altra storia-Sicilia.
«Politici di primo piano si combattono in pubblico e trattano in privato, si spartiscono la posta e il territorio, come ai tempi della Dc, solo che allora era tutto chiaro, adesso si fa fatica a seguire il filo delle alleanze.» I nomi che contano, in effetti, sono pochi, ma le rispettive sfere d’influenza sono, invece,larghissime e gli interessi spesso si intersecano a meraviglia: il senatore Nino Papania
del Pd, di Alcamo, il senatore Antonio D’Alì e l’attuale presidente della Provincia di Trapani Mimmo Turano, il deputato regionale Pd Camillo Oddo, eletto vicepresidente dell’Ars, Assemblea regionale siciliana con un accordo bipartisan.
Ci sono alcune certezze che a Salemi impregnano perfino i muri. All’Extra bar, istituzione di piazza Libertà, per essere le dieci del mattino di un giorno feriale c’è fin troppo passìo. Andrea Ardagna ha 23 anni ed è uno dei redattori di Belice c’è, un periodico locale vicino a Giammarinaro. Lui i Salvo non li ha conosciuti «ma se chiedi in giro alla gente ne parlano come dei benefattori. Davano lavoro, davano da mangiare. Anche se ci andava un ragazzino di otto anni, loro avevano qualcosa per lui. Adesso non c’è più niente.» Benefattori. Proprio come si pensava quasi un quarto di secolo fa, quando i Salvo furono fatti arrestare
da Giovanni Falcone, e la Sicilia non fu più la stessa
 L’atmosfera è quella che è, il sole abbaglia ettari di vigneti a spalliera e perfino le enormi pale del parco eolico restituiscono un senso di immobilità perenne.









Per il sindaco Sgarbi quegli «orrendi mulini sono la nuova mafia. Chi pensa di venire a deturpare la straordinaria bellezza di questi luoghi con altre pale inizi pure a infilarsele in quel posto.»
Secondo l’assessore Oliviero Toscani quelle pale non sono poi così brutte: «Mi fa più paura il traffico, il caos, qui è un gran casino». Lui è quello che dovrebbe metterci la creatività.
Nel frattempo la nutrita schiera di cortigiani fa a gara a fotografare e a registrare le battute più esilaranti del sindaco,in un crescendo di irrefrenabile ilarità. C’è da sposare una coppia di giovani salemitani, ma nel chiostro stracolmo di invitati e curiosi i flash dei fotografi puntano le smorfie del primo cittadino con fascia tricolore: «Il matrimonio è un ergastolo».

E allora applausi, risate, coriandoli a forma di cuore, palpatine e ammiccamenti. «I Salvo? Dimenticati. Giammarinaro? Un galantuomo accusato ingiustamente. La nostra presenza qua è stata già più giovevole di vent’anni di antimafia.»
Attorniato dalle telecamere Sgarbi è il solito fiume in piena:«Maffioso vuol dire bello! La mafia nasce come reazione alla presenza di Garibaldi, all’unità d’Italia, come un tentativo di crearsi una legge autonoma non contaminata, all’epoca, dalla violenza e dall’assassinio. C’è una mafia della prima metà del ’900 che non persegue l’omicidio. La mafia ha una ragione storica, degradata nella violenza più terribile e dopo gli ultimi omicidi di Falcone e Borsellino è tornata una pax per cui Provenzano ha tentato di strappare alla mafia l’elemento criminale dell’assassinio.» Il don Binnu riformatore non è l’unico
coup de théâtre. «Qui dall’inizio della campagna elettorale è un susseguirsi di cose mai viste», spiega Rosario, il fotografo del paese: «Lucio Dalla, Alba Parietti, feste, eventi, musica, televisioni. È l’effetto Sgarbi.»

Dura,del resto,la vita di un sindaco di provincia.
Sandra Rizza, sul Messaggero, gli ha fatto un po’ di conti in tasca. Indennità mensile: 3.253 euro (contro lo stipendio di 3.900 da assessore a Milano), pensione da parlamentare per pagare la casa di Roma e ventimila euro al mese per i cortigiani. Questa storia della Sicilia che costa poco è una bella fregatura poi: all’hotel Kempinski di Mazara del Vallo in cui alloggia Vittorio (il tre stelle di Salemi è veramente troppo cheap) i prezzi sono da paura, una singola quattrocento euro, la suite penthouse oltre quattromila a notte. Dalle gesta eroiche di Garibaldi ai gesti erotici di Sgarbi: ai paesani non pare vero di lasciarsi ipnotizzare da un reality show casalingo. Echi di Billionaire nelle ville del Belice, storie di corna e mariti ruggenti, faide di femmine e pettegolezzi a non finire.
Il copione, alla fine, è lo stesso primo cittadino a recitarlo. «Salemi ha un sindaco notevolissimo, che sono io, e uno notevole, che è Nino Scalisi»: ovvero il vicesindaco, che la spiega a modo suo. «Sgarbi lo ha detto subito, non sarà sempre qua, lui porterà il nome di Salemi in giro per il mondo. Io mi occuperò delle cose di tutti i giorni. Le faccio un esempio: ieri mancava l’acqua, se ne poteva occupare Sgarbi da Milano?»
Scalisi, manco a dirlo, è un fedelissimo di Giammarinaro, e tra le prime «cose di tutti i giorni» di cui dovrà occuparsi c’è la Commissione sull’articolo 5. Si tratta dell’organo, presieduto dal sindaco o da un suo delegato, che delibera sulle richieste di finanziamento per la ricostruzione del patrimonio immobiliare
di Salemi dopo il terremoto del 1968. È vero, i soldi sono arrivati col contagocce, ma sono anche passati quarant’anni. La questione è spinosa perché con le ristrutturazioni qualcuno ci ha marciato, e non poco. Uno dei casi più clamorosi vede coinvolto un altro amico di Pino Giammarinaro, il preside Totò Angelo, candidato sindaco sconfitto nel 2003. La magistratura vuole vederci chiaro su un finanziamento di trecentomila euro, che Angelo avrebbe ricevuto per la ristrutturazione di un immobile, disposto dal commissario regionale Salvatore Rocca, nominato da Totò Cuffaro dopo la mozione di sfiducia
che mandò a casa il sindaco Gino Crimi.

Nel Chiostro di Sant’Agostino alle sei del pomeriggio si
insedia il nuovo Consiglio comunale. Il sindaco scalpita, sorride
e si mette in posa, accetta di presiedere la giuria delle selezioni
provinciali di Miss Italia a Selinunte: «Solo in cambio
di quattro ragazze», dice a un Giammarinaro protetto da un
cordone di amici. Eccolo lì lo stratega. Dietro le quinte, come
sempre. L’affetto e gli abbracci degli amici lo proteggono da
flash e taccuini.
È il giorno in cui si gode il trionfo per la genialata Sgarbi,
ispirata dal vecchio sodale Pino Pizza (colui che rischiò di
far rinviare le ultime elezioni politiche dopo che il Consiglio di
Stato rimise in corsa la sua lista Dc) che ha spiazzato centrosinistra.

«Il Sindaco è lui, può fare quello che vuole, non è vero che
ci sono io dietro, dopo quello che mi è successo ho scelto di stare
fuori, ho solo aiutato un po’ di amici.»
Amici e guardati, si dice da queste parti. Ed è proprio a causa
di qualche amicizia disinvolta che la magistratura, nel 1981,
rivolse a Giammarinaro le prime attenzioni, accusandolo di favoreggiamento a un mafioso nel maxiprocesso di Palermo. A
quel punto la sua ascesa imprenditoriale era già avviata. Aveva
costruito un villaggio turistico nei pressi di Scopello in società
con Ignazio Lo Presti, genero dei Salvo, che insieme al fratello Gioacchino, tramite la Imco spa, comparirà nell’inchiesta che nel 1983 porta alla luce – e in galera – la rete di prestanome degli esattori di Salemi. Ignazio Lo Presti sarà poi inghiottito dalla lupara bianca. Non sarà l’unico misterioso omicidio in quell’ambiente magmatico di politica e affari: alla fine degli anni ’80 muore in un agguato il consigliere comunale Psi Francesco Paolo Clemente; nel 1993 è la volta di Enzo Pierucci, anche lui consigliere comunale della Dc e legatissimo ai Salvo; nel 2002 tocca a Salvatore Capizzo, infermiere di Salemi
che gestiva un centro di emodialisi a Mazara del Vallo e stava cercando di aprirne un altro a Trapani.

«Nella sezione Dc di Salemi suo padre spazzava il pavimento», ricorda Ninni Maniaci, «il potere se l’è guadagnato poco
per volta, all’inizio non era certo un personaggio di primo piano.» I Salvo puntano su di lui dopo aver «posato» Giuseppe Cascio, il loro storico sindaco di Salemi, che con quarantamila voti fallisce l’elezione al Parlamento. Oggi per lui Sgarbi promette un incarico di prestigio, mentre il figlio Lorenzo è già approdato
per la prima volta in Consiglio comunale.
Fiutato l’odore del business della sanità, Giammarinaro ricopre a lungo la carica di presidente del comitato di gestione
dell’allora Usl 4 di Mazara del Vallo, nominato grazie a un accordo col Pci, contro una parte della Dc. È da lì che comincia a tessere la sua tela di amicizie politiche e imprenditoriali, piazzando
i suoi uomini in posti chiave di varie Usl della Valle del Belice. Il guinzaglio è lungo: fate quel che volete, ma a decidere sono io. In quegli anni, secondo il collaboratore di giustizia Rosario Spatola, «entra nella famiglia». Il pentito Bartolomeo
Addolorato dichiarerà che «nessuno me lo ha mai ritualmente presentato, mi hanno semplicemente detto che era Cosa Nostra e che tutta la famiglia di Mazara del Vallo doveva impegnarsi a farlo votare». Tracce indelebili che riemergeranno nel processo Andreotti, in cui i pm dimostreranno la vicinanza del senatore a vita con i Salvo anche attraverso i suoi rapporti con Giammarinaro. Nell’archivio del Senato della XIV legislatura i documenti ricordano che il tribunale di Palermo avvalorò la ricostruzione dell’accusa a proposito delle elezioni regionali del 1991, quando Giammarinaro ottenne un risultato straordinario:
50.624 voti di preferenza su 109.261 voti di lista. Rimane negli annali la manifestazione di chiusura della campagna elettorale a Trapani, in un Palagranata stracolmo di 2.500 sostenitori e con la partecipazione dell’allora presidente del Consiglio Andreotti e di Salvo Lima. I giudici accertarono inoltre che per lui si mobilitarono grossi calibri di Cosa Nostra come Angelo Siino e il capo mandamento di Mazara del Vallo Francesco Messina. A quell’epoca, il suo nome era già emerso nell’operazione che aveva portato in galera i cugini Salvo, come socio della Fime spa insieme a Giovanni Vardirame.
 La tempesta arriva nel 1994. La Dda (Direzione distrettuale antimafia) lo accusa di associazione mafiosa grazie alle rivelazioni di numerosi collaboratori di giustizia. Giammarinaro sceglie la latitanza in Croazia, anche perché all’inchiesta della Dda se ne aggiunge una della procura di Marsala. Con l’operazione Volpe la Guardia di Finanza accertò che tra il 1987 e il1992 l’Usl 4 era stata gestita in maniera illecita e personalistica. Per i reati di corruzione, concussione, associazione per delinquere e abuso d’ufficio, patteggiò poi la pena di un anno e dieci mesi e risarcì duecento milioni di lire alla Usl.
 Giammarinaro finisce clamorosamente assolto, invece, nel processo per associazione mafiosa. Ad accusarlo c’è anche un testimone, Benedetto Lombardo, che, imputato di reato connesso, si avvarrà della facoltà di non rispondere in aula, così come due collaboratori. A salvarlo sono gli effetti del «giusto processo», ovvero la modifica dell’articolo 111 della Costituzione, secondo cui le dichiarazioni rese in fase istruttoria devono essere confermate in dibattimento. Così nel 2000, già in primo grado, il pm
Antonio Ingroia fu costretto a chiedere l’assoluzione. «Questo processo rappresenta emblematicamente la distanza della verità processuale dalla realtà delle cose», scrisse Ingroia nella sua requisitoria.
Ritenuto comunque soggetto pericoloso, il tribunale di Trapani dispone per lui quattro anni di sorveglianza speciale con obbligo di dimora a Salemi. Niente che possa impedire, a lui, di ricandidarsi alle elezioni regionali del 2001 e, al suo partito in corsa con il simbolo del biancofiore, di indicarlo come
capolista. Giammarinaro ottiene così un primato ineguagliato: al tempo stesso candidato e sorvegliato. E pure denunciato, perché nonostante l’obbligo di dimora, si fa pizzicare a Trapani dal dirigente della squadra mobile Giuseppe Linares, privo dell’autorizzazione a uscire da Salemi. Alle elezioni, comunque,
non sfonda. Per una manciata di voti il seggio del Biancofiore invece che a Trapani scatta a Palermo, favorendo l’elezione del maresciallo Antonio Borzacchelli, condannato a dieci anni nel marzo scorso dal tribunale di Palermo per la vicenda delle talpe nella Dda a disposizione dell’ex governatore Cuffaro.
Dopo i guai giudiziari Giammarinaro si inabissa, adottando il metodo dei suoi antichi maestri: il suo nome scompare quasi del tutto dalle compagini societarie, ma oggi, a Salemie non solo, fanno riferimento a lui centri di salute mentale, case famiglia, imprese edili, laboratori di analisi, società di servizi. Il business più fiorente, manco a dirlo, è quello delle convenzioni regionali Dietro le quinte, allora. Tanto che perfino la stampa sembra ignorarlo, più interessata alla giunta glamour e creativacon Oliviero Toscani, Philippe Daverio e Peter Glidewell.
Superata la muraglia umana che lo circonda, Giammarinaro smentisce una candidatura alle europee del 2009. Si rabbuia quando il discorso cade sul tema dell’eolico. Nel gesto improvviso con cui perquisisce il cronista in cerca di un registratore c’è tutta la Sicilia violenta e ancestrale, poi sibila diffidente: «Io non me ne occupo, sono sempre gli stessi a fare gli affari, le imprese».
Tema caldo, quello delle energie alternative. Non è più un mistero che questo nuovo mercato muova interessi e straordinari flussi di denaro. Anche se in Italia le fonti eoliche non sono in grado di produrre più del 3 per cento del fabbisogno energetico, per le multinazionali del settore è il Paese dei balocchi.
In Italia lo Stato paga i megawatt prodotti molto più che negli altri Paesi europei e nonostante le forti resistenze ambientaliste si è sviluppata una rete di intermediari che acquistano permessi per l’installazione delle centrali, usufruendo di contributi  .pubblici, per poi rivenderli alle società installatrici.Da queste parti il re del vento si chiama Vito Nicastri, imprenditore alcamese figlio di un elettricista e fino a poco tempo fa referente siciliano della Ipvc di Oreste Vigorito, il numero uno dell’eolico in Italia. Entrambi sono finiti in un’inchiesta della procura di Avellino per truffa aggravata finalizzata all’acquisizione di contributi per circa trenta milioni di euro.
L’accusa è di aver presentato, nelle richieste di finanziamento, falsi contratti di locazione dei terreni su cui si sarebbero dovute installare le turbine eoliche. Nicastri non è nuovo a guai con la giustizia: nei primi anni ’90 fu indagato per corruzione e se la cavò con un patteggiamento. Adesso dovrà provare a smontare le accuse di aver falsificato dati tecnici sugli impianti e contratti di affitto di terreni. La procura gli contesta
di aver così ottenuto, illecitamente, un centinaio di milioni di contributi e di aver rivenduto i progetti alle imprese che installano le centrali, tra cui la Ipvc di Vigorito. Nel frattempo Nicastri si è già trovato un diversivo negli impianti per l’energia fotovoltaica: nella Sicilia priva di un piano energetico regionale, è un’alternativa che il sindaco Sgarbi ha già fatto sapere di apprezzare. Intanto, pare che intermediari e imprese del settore stiano già rastrellando 90 ettari di terreni tra Salemi e Mazara del Vallo. Nella terra
illuminata dalla corte dei miracoli potrebbe essere il sole il prossimo grande affare.












"Il mio ritratto con i baffi alla Hitler". Crimi querela Sgarbi

L'ex sindaco di Salemi Luigi Crimi ha querelato l'attuale primo cittadino del comune trapanese, Vittorio Sgarbi, gli assessori comunali con delega al Patrimonio e alla Cultura, nonché il funzionario responsabile ai musei. Questi i colpevoli, secondo l'ex sindaco, dell'omessa vigilanza che sarebbe alla base del danneggiamento di un suo ritratto custodito al museo civico. Infatti, una delibera comunale prevede che i sindaci possano farsi ritrarre in un quadro che poi verrà esposto, assieme a quelli dei predecessori. Tutto a spese dell'amministrazione

"Qualche tempo fa ho sognato - ha detto Crimi - che il mio ritratto fosse stato danneggiato e ho scritto una lettera al funzionario comunale che si occupa dei musei. Lui mi ha confermato che sul mio viso erano stati disegnati dei baffetti che mi facevano assomigliare a Hitler".
Secondo Crimi, sindaco dal 1998 al 2002, Sgarbi e gli altri amministratori dovrebbero essere processati "per avere omesso di vigilare, per non aver posto in essere le misure necessarie per evitare danneggiamenti, per non aver custodito con cura ed adeguata diligenza opere facenti parte del patrimonio del comune di Salemi". In particolare Sgarbi sarebbe reo di non aver denunciato il danneggiamento. L'ex sindaco ha chiesto il sequestro del ritratto, anche se da anni non è più in esposizione visto che il museo civico è chiuso.
Martedì 23 Febbraio 2010 - Marsala@it

SALEMI....... FRANA !!!!!!!!!!!!!!!


FOTO DELLA FRANA CHE NELLO SCORSO MESE DI GENNAIO HA INTERESSATO UN PENDIO DEL MONTE DELLE ROSE, A RIDOSSO DI UN PALAZZO DI 5 PIANI ALL'ALTEZZA DELLA VIA F.P.CLEMENTI.

lunedì 22 febbraio 2010

Alla Bit di Milano le «Case a 1 euro»


La vendita delle «Case a 1 euro» del centro storico e le iniziative per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Sono alcuni dei temi che caratterizzeranno la comunicazione alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, importante vetrina dell’offerta turistica alla quale il Comune di Salemi per la prima volta è presente con un proprio stand all’interno del Padiglione Italia.
Il Comune presenterà tutte le novità in cantiere nel corso di una conferenza stampa con il sindaco Vittorio Sgarbi in programma sabato 20 febbraio alle 15,30 all’interno del padiglione 7P/1, stand E32F31. Conferenza alla quale seguirà una degustazione di prodotti tipici di Salemi
Lo stand del Comune, allestito gratuitamente dai ragazzi che partecipano agli stages del «Progetto terremoto» sotto il Coordinamento di Nicolas Ballario e di Elisabetta Rizzuto, è suddiviso in quattro parti e sarà, con un felice slogan ideato da Vittorio Sgarbi, la vetrina del «comune più internazionale d’Italia».
Si punta molto sui festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia che a Salemi si terranno in anticipo di un anno per celebrare l’arrivo dei Mille a Salemi il 14 maggio del 1860 proprio nella cittadina della Sicili proclamata da Garibaldi «Prima Capitale dell’Italia Unita».
Nel corso della Conferenza Stampa Vittorio Sgarbi illustrerà inoltre i dettagli del primo «Museo della Mafia» la cui inaugurazione è prevista per il prossimo maggio.
Il Comune di Salemi sarà presente anche con «Salemi e Pepemi», il marchio ideato da Oliviero Toscani per la promozione dei prodotti tipici locali dal quale è nata l’omonima associazione di produttori locali, «battezzata» ufficialmente nell’ultima edizione del «Salone del Gusto» di Slow Food a Torino. Per l’associazione saranno presenti a Milano i produttori Pietro Caradonna e Gaetano Palermo.
Venerdì 19 Febbraio 2010
 

AGRICOLTURA: ZAIA, ALTRA DOP PER SICILIA CON VASTEDDA VALLE DEL BELICE

''Con questa nuova DOP viene premiata una lunga storia di saggezza e tradizione contadina nel settore lattiero-caseario. E' un ulteriore riconoscimento a una terra come la Sicilia, in grado di offrici da sempre un patrimonio enogastronomico di eccellenza, che tutto il mondo conosce e ci invidia''. Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha commentato la pubblicazione oggi sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea della domanda per il riconoscimento della Vastedda della valle del Beli'ce DOP, un formaggio di pecora prodotto in alcune zone della Sicilia. Se entro sei mesi dalla data di pubblicazione in Gazzetta gli altri Stati europei non presenteranno domanda di opposizione, la nuova Dop potra' essere iscritta ufficialmente nel registro delle denominazioni delle DOP e IGP dell'Unione europea. La DOP Vastedda della valle del Beli'ce e' un formaggio di pecora a pasta filata che va consumato fresco, ottenuto con latte ovino intero, crudo, ad acidita' naturale di fermentazione, di pecore di razza Valle del Beli'ce. Ha la forma tipica di una focaccia con facce lievemente convesse, pasta compatta bianca con qualche striatura dovuta alla filatura artigianale. L'aroma e' quello caratteristico del latte fresco di pecora con un sapore dolce, fresco e gradevole, con venature lievemente acidule e mai piccanti. Il nome Vastedda deriva dalla forma che il formaggio acquisisce dopo la filatura, quando viene messa a rassodare in piatti fondi di ceramica, ''Vastedde'', onde conferirgli la forma di pagnotta. La zona geografica di allevamento degli ovini, di produzione del latte, di trasformazione e di condizionamento del formaggio e' compresa in alcuni comuni della provincia di Agrigento: Caltabellotta,MenfiMontevago, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice e Sciacca; di Trapani: Calatafimi, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Gibellina, Partanna, Poggioreale, SalaparutaSalemiSanta Ninfa e Vita; di Palermo: Contessa EntellinaBisacquino limitatamente alla frazione denominata ''San Biagio''. Nella Valle del Belice viene utilizzato per la produzione di Vastedda il latte di pecora autoctona, oggi elevata a razza ''Valle del Belice'', nota per la produzione di un latte con buone caratteristiche casearie. L'ovinicoltura e l'attivita' casearia, nell'area di produzione del formaggio Vastedda della valle del Beli'ce, hanno un'antichissima tradizione. Ancora oggi l'allevamento e' di tipo tradizionale e viene praticato in ovili in grado di offrire un ricovero adatto alle esigenze degli ovini e al loro benessere, con positivi riflessi sulla qualita' del latte utilizzato nella produzione della Vastedda della valle del Beli'ce.
da ASCA

SGARBI E BARBARA PALOMBELLI IN UN FUORI ONDA PICCANTE!!!!!!!

http://www.youtube.com/watch?v=Z6s69Fij4TI#
(clicca sul link)

giovedì 18 febbraio 2010

"Voglio andare al Grande Fratello, ha cambiato la tv"

L'autocandidatura di Vittorio Sgarbi. Dopo Busi, che prenderà parte all'Isola dei famosi, un altro intellettuale si propone per una sfida "dannunziana"

giovedì 11 febbraio 2010

G8 Maddalena/ Sgarbi: alcune aree magistratura contro istituzioni

Arresto Balducci, incriminazione Bertolaso avvertimento a premier
da APCOM 11.02.2010

"L'arresto di Angelo Balducci e l'incriminazione di Guido Bertolaso sono un evidente avvertimento al premier Berlusconi che istigano all'esaltazione fuori controllo del pentito per 'procura' di Palermo, ventriloquo, Massimo Ciancimino. Solo in Italia può diventare un eroe uno come Ciancimino e passare per criminale Bertolaso". Così in una nota il sindaco di Salemi e critico d'arte Vittorio Sgarbi, che ricorda di avere conosciuto Angelo Balducci in occasione della programmazione delle iniziative per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia e "l'ho poi ricevuto a Salemi, ed ho verificato che è una persona rigorosa, precisa e proba. Bene ha fatto Bertolaso a dimettersi - dice Sgarbi - essendo uomo utile alle istituzioni non poteva continuare a tenere l'urto di chi agisce in maniera inutile e dannosa contro persone diligenti, innoccenti e laboriose come lui". "I magistrati che lo hanno indagato non difendono la legge - conclude Sgarbi - ma esaltano un potere autonomo rispetto al governo attraverso azioni di guerriglia. E nulla delle loro attività ha portato alcun beneficio ai cittadini. La perquisizione della sede della Protezione Civile a Roma è un atto arbitrario e provocatorio così come l'arresto di Balducci"

Mafia/ Sgarbi a Ciancimino: su mio incontro con padre ho testimoni

Nel 1991 o nel 1992, a Cortina d'Ampezzo
da APCOM

Vittorio Sgarbi replica a Massimo Ciancimino, che oggi ha smentito che sia mai avvenuto un incontro tra il critico d'arte e il padre, Vito Ciancimino, all'Hotel Savoy a Cortina d'Ampezzo nei primi anni Novanta perchè, secondo Ciancimino jr., dal dicembre del 1992 fino al 2002, quando è morto, il padre è sempre stato o in carcere o agli arresti domiciliari. "Contrariamente a Massimo Ciancimino non sono abituato e non ho interesse a mentire - replica Vittorio Sgarbi - D'altra parte non è difficile verificare la presenza di suo padre all'Hotel Savoy attraverso il registro delle presenze. Si potrà quindi senza difficoltà verificare in quali giorni Vito Ciancimino ed io eravamo all'Hotel Savoy, così come il riscontro presso la questura, anche a distanza di tanti anni, consentirà". Sgarbi sostiene di avere anche una testimone diretta dell'incontro: l'attrice Annie Papa "che mi ha confermato - prosegue - di avere assistito alla richiesta di incontro di Vito Ciancimino, a margine della presentazione di un mio libro, per parlarmi delle sue vicende. Io delle cose che dico ho testimoni diretti, contrariamente al ventriloquo Ciancimino. Posso convenire, e mi pare logico, che l'incontro sia avvenuto prima del 1993, e anche per questo il riscontro del registro delle presenze alla Questura può consentire un riscontro preciso". L'incontro, spiega il sindaco di Salemi, può essere stato in una delle due stagioni di presentazione dei libri, nel dicembre del 1991 o gennaio del 1992, o diversamente nella tarda estate del 1992, tra agosto e settembre, "quando Vito Ciancimino era a piede libero". "E se, dal dicembre del 1992 fino al 2002, come ricorda Massimo Ciancimino, il padre fu in carcere, mi pare difficile - aggiunge - che possa avere avuto parte consapevole e rilevante in quegli accordi tra stato e mafia da cui, secondo le rivelazioni del figlio, sarebbe nata Forza Italia. Difficile pensare che lo Stato, rappresentato da non so chi, trattasse con un uomo della mafia sconfitto e condannato. D'altra parte, come tutti sanno, Forza Italia nacque nel 1993, ma un qualche interesse per Berlusconi, di cui non mi fece parola, Vito Ciancimino poteva averlo, secondo la fantasiosa ricostruzione dell'origine di Forza Italia divulgata da Travaglio e dai suoi, proprio nel 1992

Ciancimino smentisce il racconto di Sgarbi "Non ha mai incontrato mio padre"

Dopo aver dibattuto sul web con Gianfranco Miccichè, Massimo Ciancimino risponde anche a Vittorio Sgarbi e smentisce la ricostruzione secondo la quale il critico d'arte e sindaco di Salemi avrebbe parlato con Vito Ciancimino. «Sgarbi dice di avere incontrato mio padre nel '93-'94 a Cortina D'Ampezzo? Si sarà sbagliato - afferma Ciancimino Jr - Avrà parlato con il portiere dell'albergo, visto che mio padre dal '92 al 2000 è stato detenuto oppure agli arresti domiciliari».

Sgarbi ha raccontato che l'incontro avvenne all'Hotel Savoy a mezzanotte e si protrasse fino alle cinque del mattino. L'ex sindaco di Palermo, secondo Sgarbi, gli raccontò tutta la sua vita senza mai nominare Berlusconi, Dell'Utri e Forza Italia. «Come faceva mio padre all'epoca detenuto - conclude Ciancimino jr - a trovarsi a Cortina? Sgarbi avrà avuto il piacere di chiacchierare con il portiere e forse lo ha scambiato per mio padre. Non può esserci altra spiegazione alle sue affermazioni».
E sgarbi replica: «Contrariamente a Massimo Ciancimino, non sono abituato e non ho interesse a mentire. D'altra parte non è difficile verificare la presenza di suo padre all'Hotel Savoy attraverso il registro delle presenze. Si potrà quindi senza difficoltà verificare in quali giorni Vito Ciancimino ed io eravamo all'Hotel Savoy, così come il riscontro presso la questura, anche a distanza di tanti anni, consentirà. E' testimone diretta, tra l'altro, l'attrice Annie Papa che mi ha confermato di avere assistito alla richiesta di incontro di Vito Ciancimino, a margine della presentazione di un mio libro, per parlarmi delle sue vicende. Io delle cose che dico ho testimoni diretti, contrariamente al ventriloquo Ciancimino».
Sulle date però precisa: «Posso convenire, e mi pare logico, che l'incontro sia avvenuto prima del 1993, e anche per questo il riscontro del registro delle presenze alla Questura può consentire un riscontro preciso. Per quello che riguarda la mia consuetudine con la città di Cortina e con l'Hotel Savoy, l'incontro può essere stato in una delle due stagioni di presentazione dei libri, nel dicembre del 1991 o gennaio del 1992, o diversamente nella tarda estate del 1992, tra agosto e settembre, quando Vito Ciancimino era a piede libero». (10 febbraio 2010)

L'ultima di Sgarbi: "Ciancimino? E' come Morgan. Droga l'informazione..."

Mercoledì 10 Febbraio 2010

"Ho conosciuto Vito Ciancimino tra il '93 e il '94 a Cortina d'Ampezzo, dove ero andato per presentare un libro. Fu lui stesso a dirmi che mi voleva parlare. Ci incontrammo all'Hotel Savoy a mezzanotte e mi tenne sveglio per cinque ore raccontandomi tutta la sua vita, ma senza mai nominare nemmeno una volta Berlusconi, Dell'Utri o Forza Italia". Vittorio Sgarbi spiega così la sua richiesta di essere ascoltato dalla
Procura di Palermo, in merito alle dichiarazioni rese in aula ieri, nel processo Mori, dal figlio dell'ex sindaco di Palermo, Massimo Ciancimino, sulla nascita di Forza Italia. "Ciancimino voleva parlare con me - spiega Sgarbi - perché conosceva le mie battaglie sui temi della giustizia e mi riteneva una persone non irreggimentata. Aveva bisogno di sfogarsi, ma il suo era un racconto tutto rivolto al passato, non al futuro; parlava di Fanfani ed Andreotti, non di Berlusconi o Dell'Utri". Il critico sottolinea anche di essere stato uno dei testimoni della nascita di Forza Italia: "Berlusconi mi parlò di questo progetto ai primi del '93; c'erano anche Montanelli, Ferrara, Costanzo, Mentana. Disse che se avesse fondato un nuovo partito poteva raggiungere il 56%". Sgarbi contesta radicalmente la ricostruzione offerta ai magistrati dal figlio di Don Vito: "Penso che Massimo Ciancimino sia un protagonista negativo come Morgan, che racconta la sua esperienza con la droga. Lui invece 'droga' l'informazione, raccontando una sceneggiatura tratta da uno dei tanti libri scritti dai mafiologi di turno e facendola diventare la sceneggiatura di Ciancimino". Il sindaco di Salemi, tuttavia, non pensa che i magistrati della Procura di Palermo lo convocheranno: "Non sono interessati a chi racconta fatti, invece delle sceneggiature.

Salemi, conferito incarico per azione legale contro l’ex sindaco Crimi e «La Sicilia»

Giovedì 11 Febbraio 2010



La giunta comunale nella seduta di ieri, su direttiva del sindaco Vittorio Sgarbi, ha conferito l’incarico all’avvocato Paolo Cicconi per procedere legalmente nei confronti dell’ex sindaco di Salemi Luigi Crimi e del quotidiano «La Sicilia». Il ragioniere Crimi in un comunicato stampa del 28 gennaio scorso, distribuito in città, ha accusato l’amministrazione in carica di operare «in assenza di trasparenza e nella più diffusa illegalità». Il Comunicato, tra l’altro, e stato ripreso senza contraddittorio e senza la successiva replica di Sgarbi, in un articolo anonimo sulle pagine dell’edizione di Trapani del quotidiano «La Sicilia». Quest’ultimo ha tra l’altro scritto che il Comune avrebbe contratto «debiti fuori bilancio per 200 milioni di euro», dato chiaramente falso che il giornale ha successivamente «ritoccato» scrivendo non più di «200 milioni» ma «200 mila euro», rettificando così un dato falso con la pubblicazione di un nuovo dato altrettanto falso, nonostante il Comune avesse chiarito che i «debiti fuori bilancio» - peraltro già coperti con specifiche entrate derivanti da contributi straordinari della Regione – ammontassero a soli 36 mila euro.

domenica 7 febbraio 2010

DAL GRANDE FRATELLO A PLAYBOY



Accordo tra la Provincia e Salemi per il recupero del centro storico

La Provincia Regionale di Trapani, con adeguato raccordo con il comune di Salemi, redigerà la bozza dello schema/regolamento per il recupero del centro storico della città belicina . La proposta ,avanzata alla Provincia dal sindaco della città Vittorio Sgarbi, è stata accetta dal presidente della Provincia di Trapani, on. Girolamo Turano che ha dato mandato al proprio ufficio di staff e al Dirigente tecnico dell’Ente di avviare lo studio del regolamento, da sottoporre al vaglio della Giunta e del Consiglio comunale di Salemi . Ciò consentirà di affidare a privati, per la somma di un Euro , le unità immobiliari acquisite dal comune. Il comune di Salemi -centro storico- è stato dichiarato dall’Ass. Reg. ai Beni Culturali -di notevole interesse pubblico come bellezza di insieme e panoramica, ai sensi della legge 29 giugno 1939 n. 1497-.


La richiesta del comune di Salemi punta essenzialmente ad avvalersi, sotto il profilo istituzionale, dell’apporto e della collaborazione della Provincia di Trapani, sia sotto il profilo urbanistico che giuridico. La Provincia, dal canto suo, ha accettato questo rapporto di collaborazione con il comune di Salemi, in ragione della legge regionale n. 9 del 1986 che le conferisce la competenza a redigere i piani di sviluppo economico e sociale del proprio territorio, ma anche perché ritiene che attraverso più fitti rapporti di collaborazione con le pubbliche amministrazioni si raggiunge l’obiettivo di migliorare la programmazione territoriale, sia sotto il profilo sociale, economico che culturale. In sintesi, il comune di Salemi intende recuperare il suo patrimonio storico-abitativo con l’intervento dei privati e la Provincia si è manifestata disponibile, a dare il proprio apporto tecnico e giuridico affinché questo possa avvenire. Lo schema sarà definito in tempi brevi e ragionevoli.Questo è stato ribadito stamani dal Presidente Turano, nel corso di un proficuo incontro con una delegazione del comune di Salemi guidata dal vicesindaco Antonella Favuzza e dall’assessore Antonina Grillo.

Giovedì 04 Febbraio 2010 da Marsala@it.

giovedì 4 febbraio 2010

IO SCONFITTO DALL'ANTIMAFIA!! di Vittorio Sgarbi

il Giornale -Mercoledì 3 febbraio 2010

LE DIMISSIONI DA SINDACO
Basta, me ne vado da Salemi.Anzi no. L’Utopia deve vivere

Vittorio Sgarbi: «Invidie, calunnie, lentezze burocratiche, indagini inutili, furti: l’atmosfera è insopportabile. Ma la speranza più forte»

E dunque: fine dell’Utopia. No. L’Utopia non può avere fine. Ma averla immaginata in un luogo e quel  luogo essere la prima capitale d’Italia nell’imminenza del centocinquantesimo anniversario dello sbarco di Garibaldi a Marsala e dell’inizio dell’impresa dei Mille, è certamente una coincidenza ricca di significati.
Salemi. A Salemi il 14 maggio del 1860 Francesco Crispi proclama Garibaldi dittatore. Il mio ufficio
è in piazza Dittatura numero1. E, dai tempi di Garibaldi, nessuno ha avuto più potere di me.Né i sindaci,
né i cugini Salvo la cui leggenda di ricchezza e intreccio con la politica ha reso minaccioso il nome stesso della città: la città dei Salvo. Un’epoca finita e dimenticata. Oggi Salemi è Sgarbilandia e, in tutto il mondo, è la città delle case a un euro,del festival del cinema religioso, della convivenza di tradizioni cristiani ebraiche
e musulmane; e, con dispetto di Ahmadinejad, la prima città che ha dedicato una strada agli studenti di
Teheran.
               "VADO Non voglio vedere il fallimento di un progetto che lo Stato e la Regione non aiutano!!!!!"   
Altri la conoscono anche come capitale provvisoria del Tibet. E, nell’arco di un anno, sono arrivati a
Salemi un presidente del parlamento tibetano, il presidente dell’Inter Massimo Moratti, Pierluigi Celli, Piergiorgio Bellocchio,UgoGregoretti, Gualtiero Jacopetti, Pierluigi Odifreddi, Francesco Merlo, Vladimir Luxuria,Alvar Gonzales Palacios, Matteo Collura, FiammaNirenstein,Paolo Terni,Alain Elkann, Katia Ricciarelli, Bruno Vespa, Luca Beatrice, Pierluigi Pirandello, Philippe Daverio e innumerevoli altri, fra i quali Antonio Gnoli. I salemitani hanno visto scendere dal cielo dipinti di Rubens, di Caravaggio, di Guercino, di Modigliani, di Licini, di Ziveri, di Mehrkens, Frongia, di Ferroni.Ecosì un giorno Antonio Gnoli è venuto a parlare di Ferroni,uno dei grandi pittori della fine del secolo scorso. È venuto, ha visto, ha guardato il paesaggio, il centro storico.È ripartito felice, come tutti i giornalisti italiani, tedeschi, francesi, canadesi, americani, olandesi, spagnoli, indiani,messicani che sono venuti, per Le Monde come per Los Angeles
Time, per La Repubblica come il Time a raccontare la storia di un paese che rinasce, in cui consiste
l’Utopia-


Vittorio Sgarbi, 57 anni, è stato eletto sindaco  del comune trapanese di Salemi il 30 giugno 2008,
.sostenuto dall’Udc, dalla Dc e da una lista civica di centro. Aveva deciso di lasciare la poltrona di primo cittadinonper una serie di eventi dall’inquietante furto dei pc nel suo ufficio, all’indagine della Gdf sull’utilizzo di un auto blu. Ma ha deciso di tornare sui suoi passi

LA MODA SEXY SFILA A INSTANBUL








E le corna diventano un affare di Stato

IL GOVERNO CONTRO IL CAPITANO DELL’INGHILTERRA
Il capitano ruba la donna all’amico. E le corna diventano affare di Stato

John Terry, difensore del Chelsea e della Nazionale inglese attaccato dal governo: «Deve cedere la fascia, ha dei doveri pubblici». Ma quali?

Di Pietro, Contrada e gli 007 Usa

mercoledì 03 febbraio 2010
Alcune foto documentano l'incontro. Le reazioni: "Ombre su Mani pulite". Cene, foto e conti all'estero: il libro che preoccupa Tonino. Dieci domande all'ex magistrato.

Valencia, in 40mila per Alonso

Lo spagnolo subito velocissimo sul circuito affollato di tifosi e appassionati. Nella sessione del mattino ferma il tempo sull'1'11"470, tre decimi meglio di Massa. Schumacher staccato di un secondo.

mercoledì 3 febbraio 2010

Camera: sì al legittimo impedimento L'Udc si astiene, protestano Pd e Idv

Il dl approvato a Montecitorio, ora passa al Senato. I centristi si astengono. Di Pietro fischiato e contestato in aula annuncia il no "a questa legge porcata". Il segretario del Pd: "Berlusconi sia statista e rinunci alla norma". Lega: "Da voi doppia morale". Bossi: "La legge andava fatta". Alfano: "E' diritto a governare, non un privilegio"


Vittorio Sgarbi: una vettura comunale rischia di farlo dimettere


mercoledì, 3 febbraio 2010
Un'indagine della Guardia di Finanza fa infuriare il critico di Ro Ferrarese

Tra disquisizioni artistiche, provocazioni, battibecchi televisivi, oltre alla recente richiesta di risarcimento milionaria al famoso network video YouTube (“Le mie immagini valgono 10 milioni al minuto” ha fatto sapere tramite i suoi legali, chiedendone la rimozione dal Web), il critico d’arte di Ro Ferrarese continua a far parlare di sé.
Nodo del contendere questa volta un… pieno di benzina.
Di mezzo c’è un’indagine della Guardia di Finanza e la constatazione da parte di Sgarbi che un sindaco lo è sulla carta – lui lo è del comune di Salemi, nel trapanese – ma non nella pratica, avendo secondo il critico un raggio d’azione limitato.
Nei giorni scorsi tre agenti della Guardia di Finanza si sono recati al Comune per acquisire informazioni su una vettura in dotazione all’amministrazione comunale, su chi l’ha guidata, sulle persone che vi sono salite sopra e per quali ragioni.
Sempre nell’ambito della stressa indagine il Vice Sindaco Antonella Favuzza, che ha pagato di tasca propria il carburante, domattina sarà sentita dalla Guardia di Finanza.
“Se per il lavoro di rinascita che ho fatto e faccio a Salemi con l’obiettivo di risollevarla dall’oblio e dall’incuria in cui l’hanno tenuta i miei predecessori, debbo anche subire le indagini della Guardia di Finanza, mi dimetto in questo istante da sindaco”. E’ la constatazione di Vittorio Sgarbi commentando l’indagine della Guardia di Finanza.
“Subire una indagine perché, con la benzina pagata per giunta di tasca propria dal Vice Sindaco, abbiamo prelevato e poi riaccompagnato all’aeroporto i giornalisti di quotidiani nazionali arrivati a Salemi per un convegno, e tra questi il responsabile delle pagine culturali del quotidiano “La Repubblica”, mi sembra semplicemente una vergogna che non posso tollerare. Invece di essere ringraziato, mi indagano.
Mentre le mie denunce sulla mafia rimangono sostanzialmente inascoltate e non si fa nulla per capire come la mafia controlli gli impianti eolici, si impegnano le forze dell’ordine per stilare l’elenco di chi è salito sulla macchina, a che ora, per quanti minuti: si vergognino”.
Sgarbi aggiunge: “Io non ho nessuna intenzione di mettermi a combattere anche quella che dovrebbe essere l’antimafia. So di avere come nemici la mafia, gli untori che compilano esposti anonimi e quella politica che teme ogni cambiamento, ma non posso accettare che debba difendermi anche dalla Guardia di Finanza per tutto quello che ho fatto a Salemi, che è sotto gli occhi di tutti, apprezzato in Italia come all’estero”.
Laconica la conclusione di Sgarbi: “Se lavori, se agisci ti mettono sotto inchiesta. E’ quello che è successo a me a Salemi dove la Guardia di Finanza indaga sull’auto del comune che ha trasportato dei giornalisti. Siccome il rimedio per non subire indagini è non fare niente, meglio lasciare, meglio dimettersi”.


Sgarbi si dimette da Sindaco di Salemi. La colpa? Dell’antimafia...



Vabè, se vogliamo far finta di crederci, possiamo anche farlo. Tutta colpa dell'antimafia. Sono certamente le continue - ed a suo dire immotivate - indagini della polizia sulle attività del Comune, ad aver indotto Vittorio Sgarbi a rassegnare le dimissioni da Sindaco di Salemi, trasformata per due anni in un'enclave di politica-spettacolo.

Questa è la versione ufficiale: la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stato il sequestro di dieci computer dai suoi uffici, nell'ambito di un'indagine nata dalle dichiarazioni dell'ex assessore alla Creatività Oliviero Toscani, che parlava della presenza della mafia a Salemi.
Non c'entrano nulla, dunque, gli importanti incarichi avuti nei giorni scorsi come curatore del Padiglione Italia alla Biennale 2011 e al Maxxi, con un rientro in grande stile nel “giro” che magari ha reso superfluo il “giocattolino” siciliano. E sicuramente non c'entrano nulla le dichiarazioni rilasciate alla stampa, nelle quali Sgarbi assicura di essere sceso in campo con la lista Rete Liberal in sostegno alla candidatura di Renata Polverini alla Regione Lazio con il chiaro intento di fare l'assessore alla cultura, in caso di vittoria.

Tutte semplici coincidenze...


martedì 2 febbraio 2010

Sicilia/ Salemi, poggia di lettere per Sgarbi: non dimetterti

Molti parlamentari, solidale anche il sindaco di Favara
da APCOM

Pioggia di lettere, fax, telefonate ed email contro le dimissioni annunciate di Vittorio Sgarbi da sindaco di Salemi. Il critico d'arte ha infatti deciso di lasciare la poltrona di primo cittadino del paesino siciliano per una serie di eventi: dall'inquietante furto dei pc nel suo ufficio di Salemi all'indagine della guardia di finanza che vuole accertare l'utilizzo di un auto blu "perché, con la benzina pagata per giunta di tasca propria dal vice sindaco, abbiamo prelevato e poi riaccompagnato all'aeroporto i giornalisti di quotidiani nazionali arrivati a Salemi per un convegno", finendo con l'indagine della dda di Palermo contro ignoti su non ben specificate pressioni di tipo 'mafioso' partita da accuse fatte dall'ex assessore alla creatività Oliviero Toscani. Sgarbi ha annunciato di volere andarsene per gli ostacoli che si frappongono all'attività amministrativa e alle iniziative culturali. Tra gli inviti a restare quello di Daniele Capezzone, portavoce nazionale del Pdl, del deputato del Pdl e vicepresidente dell'Anci Osvaldo Napoli e di tanti parlamentari nazionali e regionali come Giovanni Ardizzone, deputato dell'Udc e vice sindaco di Messina. Solidale anche il sindaco di Favara Domenico Russello, anche lui sotto la luce dei riflettori dopo la tragedia nella quale sono morte due bambine per il crollo della loro abitazione fatiscente: "I primi cittadini - scrive Russello a Sgarbi, che con lui ha solidarizzato all'indomani della tragedia - sono l'anello debole di un sistema che cerca di riversare su di loro responsabilità che non hanno, legati nel loro agire da mille lacciuoli, da centinaia di migliaia di norme, spesso in contrasto tra di loro, con i trasferimenti statali e regionali che anno dopo anno si assottigliano non consentendo di garantire nemmeno le spese obbligatorie".

Sgarbi ci ripensa: 'Forse ritiro le dimissioni'

Il critico d'arte non esclude un ripensamento a patto di un ampio consenso al suo progetto per Salemi

Milano - Le dimissioni da sindaco di Salemi, annunciate ieri da Vittorio Sgarbi, potrebbero rientrare: "Si può riprovare - ha detto l'ex primo cittadino - a vedere se esiste una possibilità di continuare, ma non si può andare avanti con la Guardia di finanza che si preoccupa di vedere se la macchina che ha portato un giornalista de 'La Repubblica' all'aeroporto era autorizzata. Uno non può continuare in un ruolo in cui, oltre agli ostacoli come la mancanza di lavoro, ci sono anche degli interventi ridicoli tesi a creare imbarazzi e disagi senza ragione".

La necessità espressa da Sgarbi è quella di "ottenere un consenso così ampio che guardi il mio progetto con rispetto e ammirazione e lo sostenga, perchè se il progetto deve essere guardato con sospetto allora se lo facciano loro". Infine Sgarbi ha dichiarato di voler "vedere come va l'interrogatorio di oggi al vicesindaco per capire se l'azione avviata a Salemi può andare avanti senza questa paccottiglia di stupidaggini".
Nel frattempo però, ad 'Affaritaliani', aveva anche dichiarato di voler annunciare la sua candidatura a sindaco di Milano: "Se si presenta la Moratti mi candido anche io con la Lista Sgarbi CL, che sta per Contro Letizia".

Eleonora Ballatori


L’assessore Arnone: “Sgarbi ripensaci”

Vittorio Sgarbi ha già fatto una mezza marcia indietro dopo che ieri aveva annunciato le sue dimissioni da sindaco di Salemi. «Si può riprovare a vedere se esiste una possibilità di continuare», ha affermato. In queste ore, da più parti,raccoglie gli incoraggiamenti a continuare, ed ora anche da Agrigento. L’assessore provinciale Arnone ha dichiarato: “Apprendo basito e a tratti sento un senso di smarrimento per le annunciate dimissioni di Vittorio Sgarbi da Sindaco di Salemi. Conosco Vittorio da qualche anno e non ho mai visto un non-siciliano amare questa terra con la sua passione e il suo impegno culturale. Debbo certificare che l’azione di governo del critico d’arte e dell’uomo Sgarbi in un anno e mezzo di sindacatura nella città di Salemi è stata uno choc positivo per tutta un’area geografica, quella dell’alto Belice che era dimenticata da tutti. Le iniziative culturali, artistiche, di valorizzazione del centro storico, di recupero di aree dismesse sono state un rinascimento per zone atavicamente recluse. Non voglio pensare che le azioni di Sgarbi coraggiose e in controtendenza, vedi il business delle pale eoliche e un certo sfruttamento selvaggio del territorio più volte denunciato, abbiano dato fastidio ai poteri forti. La maggior parte dei siciliani veri, quelli che l’antimafia la portano dalla nascita e non hanno bisogno titoli accademici di “professori” e di “cultori” antimafia, sono acclaratamente con le azioni innovative e trasparenti di Sgarbi. Le accuse che gli vengono mosse mi sembrano un voler colpire persone che difendono il territorio e attraverso la propria autorevolezza e capacità amministrativa creano vere occasioni di sviluppo per la Sicilia e i Siciliani. Non credo che l’uso dell’autoblu per accompagnare giornalisti nazionali per propagandare e far conoscere Salemi con la benzina pagata di tasca propria dal vice-sindaco, possa costituire ignominia per l’Amministratore Sgarbi e per questo chiedo all’amico Vittorio di restare a Salemi per proseguire la sua azione di rinnovamento e crescita culturale e sociale del territorio siciliano, conclude Arnone”.




lunedì 1 febbraio 2010

Due frane a Salemi per il maltempo

E LE FRANE ALLE PENDICI DEL MONTE ROSE, DOCUMENTATE DA QUESTE FOTO, E CHE HANNO SFIORATO I PALAZZI DELLA VIA CLEMENTI, CHE FINE HANNO FATTO????????????
Il maltempo nel tardo pomeriggio ha provocato sul territorio salemitano due frane. Acqua e fango si sono riversati in maniera cospicua lungo la Provinciale Salemi-Mazara, dove sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Mazara del Vallo e sulla Statale 118 Salemi-Vita dove sono intervenuti i i vigili del fuoco volontari del distaccamento di Salemi. È stata chiusa al transito la Provinciale