domenica 25 agosto 2013

Macchianera Italian Awards 2013 /2 – Scheda di votazione: Le nomination

Macchianera Italian Awards 2013 /2 – Scheda di votazione: Le nomination



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venerdì 9 agosto 2013

IL VOLTO DELL'INTELLETTUALMENTE "DISONESTO" !!!!!


Quando si vuole definire una persona " intellettualmente disonesta" basta ricordarsi del volto di questo giornalista (?) che di nome fa Marco Travaglio, detto anche Marco manetta per le sue entrature con pm e giudici vari e per il suo giustizialismo unilaterale.

Record di Faziosità. Definisce "scorretto" il quotidiano campano,Il Mattino, (perché ha sbugiardato la toga) e dà per certo il fatto che l'audio sia falso.

L'Italia e la giustizia, secondo Marco Travaglio. Il vicedirettore del Fatto Quotidiano, da giorni, verga editoriali su editoriali per ricordare che Silvio Berlusconi è pregiudicato, che chi lo difende è in malafede e che, in definitiva, le toghe hanno sempre ragione. Ma oggi Marco Manetta alza l'asticella. Inizia con una bislacca premessa. Bislacca soprattuto per chi, come lui, si fregia di tutte le stellette possibili e immaginabili del giornalismo togato. Si chiede Travaglio: "Che farebbero i giornali" se un giudice dicesse che chi ha condannato è colpevole? "Non riprenderebbero nemmeno la notizia". Ovvio il riferimento al caso di Antonio Esposito e alla condanna del Cavaliere. Travaglio, però, sembra ignorare l'anormalità del fatto che le motivazioni della sentenza vengano anticipate alla stampa. Poi scrive: "Il guaio del presidente Esposito è che il suo non è un processo normale, perché l'imputato si chiama B. (...). Dunque diventa tutto uno scandalo anche la normalità". Travaglio finge di non sapere che il processo in cui "l'imputato si chiama B.", il processo con cui hanno fatto fuori il leader del centrodestra, non è come tutti gli altri. Finge di non sapere, ma finge male: tanto che da giorni, Travaglio, scrive solo e soltanto di quel processo.
Poi però Travaglio ne spara una più grande di tutte le altre. Ne spara una davvero abnorme. Torna sull'intervista di Esposito, sulla telefonata pubblicata da Il Mattino con cui la toga è stata sbugiardata. Esposito, secondo Travaglio, "spiega off record a un giornale scorretto (che concorda con lui un testo e poi ne pubblica un altro e continua a non divulgare l'audio integrale da cui risulta che il giudice non rispondeva a una domanda su B.)", eccetera eccetera. Fermiamoci qui. Prima cosa: Il Mattino, per aver fatto il suo dovere giornalistico e aver sbugiardato Esposito, diventa un "giornale scorretto". Tocchi le toghe e Travaglio ti fulmina, ovvio. Ma non è questa la sparata da brividi. Travaglio infatti si spinge a ribadire che il testo pubblicato non era quello concordato, ma soprattutto ipotizza - anzi spaccia come certezza - che dall'audio integrale "risulta che il giudice non rispondeva a una domanda su B.". Chiunque abbia sentito la registrazione sa che è l'esatto contrario, ma per Travaglio non conta. La missione è difendere le toghe e infangare Berlusconi. Travaglio insiste sul fatto che Il Mattino non pubblica l'integrale. E anche qui la faziosità si spreca: Il Mattino, infatti, ha diligentemente pubblicato l'audio della parte di intervista che Esposito, mentendo, aveva smentito in una nota data in pasto alle agenzie di stampa.

giovedì 8 agosto 2013

NON E' DETTA L'ULTIMA PAROLA!!!! ECCO PERCHE' !!!!

COPPI PUÒ APRIRE LA STRADA AL RICORSO STRAORDINARIO CONTRO LA SENTENZA AMMAZZA-BERLUSCONI!!!!

L'Avv.Franco Coppi
L'intervista a Il Mattino del giudice della Cassazione Antonio Esposito fornisce un assist tanto involontario quanto clamoroso ai legali di Silvio Berlusconi .
Preso atto della burocratica richiesta di informazioni formulata dal Guardasigilli e registrate con comprensibile scetticismo tanto le sentenze di "inopportunità" emesse dal presidente della Suprema Corte Giorgio Santacroce e dall'Anm quanto l'apertura di un fascicolo da parte del Csm, sarebbe adesso opportuno reagire in punta di diritto alle incaute dichiarazioni pronunciate dal presidente del collegio che ha emesso la sentenza definitiva di condanna del Cavaliere.
Che tanto definitiva potrebbe non essere, dal momento che si apre infatti per i legali del Cavaliere la possibilità di proporre quel ricorso straordinario per errore di fatto stabilito dall'articolo 6 della legge n. 128 del 26 marzo 2001 e previsto dall'articolo 625-bis del Codice di procedura penale. La norma parla chiaro: «È ammessa, a favore del condannato, la richiesta per la correzione dell'errore materiale o di fatto contenuto nei provvedimenti pronunciati dalla corte di cassazione.
La richiesta è proposta dal procuratore generale o dal condannato, con ricorso presentato alla corte di Cassazione entro centottanta giorni dal deposito del provvedimento. La presentazione del ricorso non sospende gli effetti del provvedimento, ma, nei casi di eccezionale gravità, la corte provvede, con ordinanza, alla sospensione»
Il Giudice Esposito
La lettura dell'intervista resa dal giudice Esposito rende possibile tutto questo. Il magistrato ha infatti escluso che la condanna di Berlusconi possa essere stata decisa sulla base del principio del "non poteva non sapere": «Questa è una stupidaggine, in realtà è stato detto, ma così si dice anche spesse volte per inciso [...], è una argomentazione logica, non è un principio di diritto, può significare niente e può significare qualcosa, ma non mi portare in coppa a stu coso».
Ha poi aggiunto: «Noi non andremo a dire "quello non poteva non sapere", noi potremo dire nella motivazione eventualmente tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva, non è che tu potevi non sapere perché eri il capo, pure il capo potrebbe non sapere. Cioè è sempre la valutazione in fatto, tu non potevi non sapere perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te l'hanno riferito, e allora è uno poco diverso».
Confermate da una registrazione audio, le dichiarazioni rese a Il Mattino non possono non suscitare diversi interrogativi. Primo: cosa significa «potremo dire nella motivazione»? Non sarà che si è deciso di condannare comunque l'ex premier, riservandosi di trovare a posteriori una giustificazione plausibile del rigetto del ricorso?
L'ex premier Silvio Berlusconi
Secondo: Esposito ammette che la condanna sta in piedi solo se negli atti del procedimento di appello si trova una testimonianza - lui dice più di una, riferendosi a «Tizio, Caio e Sempronio» - o un dato di fatto che qualcuno abbia riferito a Berlusconi quanto stava accadendo nell'azienda. Ma negli atti del processo questa circostanza non viene mai contestata e nessun testimone in questo senso è mai stato prodotto dall'accusa. Per quale motivo allora è stato rigettato il ricorso della difesa?
Terzo: ma se al presidente della sezione non sono chiare le motivazioni a supporto della condanna in appello (contestate in 41 punti dall'avv. Coppi), come ha fatto la sezione che presiedeva a rigettare il ricorso?
Sono quesiti cruciali, che esigono risposte convincenti al di là di quello che scriveranno ora nella motivazione i giudici dopo quando detto dal loro presidente. Proprio nella sentenza n. 2878 del 17 luglio 2012 delle sezioni unite della Cassazione si sottolinea come l'errore di fatto verificatosi nel giudizio di legittimità e oggetto del ricorso straordinario, consiste in«un errore di tipo percettivo causato da una svista o un equivoco» in cui la Cassazione sia incorsa nella lettura degli atti interni al giudizio stesso e «connotato dall'influenza esercitata sul processo formativo della volontà, viziato dall'inesatta percezione delle risultanze processuali che abbia condotto ad una decisione diversa da quella che sarebbe stata adottata senza di essa».
Proprio quello che, ascoltata l'intervista di Esposito, sembra aver fatto il collegio giudicante della sezione feriale dell'Alta Corte.


martedì 6 agosto 2013

INTOLLERABILE!!!!!!!!!!!!

da
06 AGO 2013

BUFERA SUL GIUDICE ESPOSITO: SILVIO BERLUSCONI NON E' STATO CONDANNATO “PERCHE' NON POTEVA NON SAPERE”, MA “PERCHE' SAPEVA”: ERA STATO INFORMATO DEL REATO! -  ORA TOCCA AD ESPOSITO FINIRE IN CASSAZIONE! NON SI PUO’ ANTICIPARE LE MOTIVAZIONI DI UNA SENTENZA, STRAPARLANDO CON UN GIORNALISTA E POI SMENTIRE PENOSAMENTE - ALESSANDRO BARBANO, DIRETTORE DE 'IL MATTINO': ''POSSO ASSICURARE VOI E I MIEI LETTORI CHE L'INTERVISTA E' LETTERALE, CIOE' SONO STATI RIPORTATI INTEGRALMENTE IL TESTO, LE PAROLE E LE FRASI PRONUNCIATE DAL PRESIDENTE DI CUI OVVIAMENTE ABBIAMO LA REGISTRAZIONE''. E POI LO PRENDI ANCHE PER I FONDELLI: “NON E' UNA COLPA DA ATTRIBUIRE AI GIORNALISTI MA ALLA RESPONSABILITA' E ALLA MATURITA' DI CHI PARLA'' -


L'ineffabile dottor Esposito ha oggi inventato la smentita che non smentisce, anzi che conferma l'intervista rilasciata al 'Mattino'. Al di la' dei commenti piu' espliciti sulla sentenza, che egli dichiara di non aver proferito e sui quali il direttore del Mattino, Barbano,  replica in questo modo: "

POSSO ASSICURARE VOI E I MIEI LETTORI CHE L'INTERVISTA E' LETTERALE, CIOE' SONO STATI RIPORTATI INTEGRALMENTE IL TESTO, LE PAROLE E LE FRASI PRONUNCIATE DAL PRESIDENTE DI CUI OVVIAMENTE ABBIAMO LA REGISTRAZIONE",

il presidente della sezione feriale della Cassazione conferma non solo di aver ricevuto il giornalista, ma anche di averci parlato e di aver rilasciato l'intervista, il cui testo (leggiamo dalla sua stessa smentita) e' stato 'debitamente documentato e trascritto dallo stesso cronista e da me approvato.
Poiche' tutta la conversazione attiene al processo a Silvio Berlusconi e alla sentenza emessa proprio da Esposito, e' davvero paradossale e grave che egli sostenga di aver parlato solo in termini generali. Ribadiamo che non e' importante cio' che il giudice dice (ancorche' grave), ma e' inquietante che egli intervenga pubblicamente e lo faccia anche prima delle motivazioni.
Quanto poi al testo che egli avrebbe controllato e approvato, il fatto che non si  sia reso conto che tutta l'intervista - da lui letta prima della pubblicazione - abbia riguardato il processo a Berlusconi ci fa sorgere piu' di un dubbio sulle sue capacita' di discernimento. E se ha cosi' mal compreso quanto ha scritto il giornalista, da lui sottoscritto, ci chiediamo con terrore se sia stato in grado di comprendere fino in fondo le carte di un processo cosi' delicato per la sorte di un leader politico, che ha un seguito di dieci milioni di elettori, e di un intero Paese.

domenica 4 agosto 2013

GUERRA DI LOBBY PER FERMARE LE SIGARETTE ELETTRONICHE!!!!!

IL GOVERNO SI È “SVAPATO” IL CERVELLO - GUERRA DI LOBBY PER FERMARE LE SIGARETTE ELETTRONICHE

Un emendamento proibisce la pubblicità, mentre il ministero della salute l’autorizza, con chiare avvertenze - Dietro al casino, le multinazionali del tabacco, la lobby dei tabaccai e le entrate miliardarie che lo Stato rischia di perdere col successo delle elettroniche…

Le sigarette elettroniche della discordia. Il problema è che gli scontri, sul tema, sono all'interno del governo guidato da Enrico Letta, protagonista di un atteggiamento a dir poco contraddittorio. Ed è solo un eufemismo. I fatti sono eloquenti. Ieri il senato ha approvato il cosiddetto "decreto Lavoro-Iva", che adesso passerà alla camera per completare l'iter di conversione. Il provvedimento esce da palazzo Madama con una norma, introdotta da un emendamento, che equipara le sigarette elettroniche alle "bionde" in materia di divieto "pubblicitario e promozionale".
Insomma, divieto di pubblicità trasversale. Peccato che questa norma fosse già presente nel testo in entrata portato al consiglio dei ministri di fine giugno. In sede di esame, però, il divieto di pubblicità per le e-cig era saltato dopo un intervento del ministro della salute, Beatrice Lorenzin. La quale aveva ottenuto di affrontare il tema in un disegno di legge ad hoc, a cui il suo dicastero sta elaborando. L'obiettivo della Lorenzin è quello di ammettere la pubblicità per le sigarette elettroniche, anche se entro certi limiti.
sigaretta elettronicaSIGARETTA ELETTRONICA
Il testo del dicastero della Salute, in fase di lavorazione, dice in sostanza che la pubblicità di marchi e liquidi per ricariche di sigarette elettroniche è consentita solo se riporta in modo visibile la presenza di nicotina e i rischi di dipendenza. In più impone un codice di autoregolamentazione alle emittenti radiotelevisive e alle agenzie pubblicitarie. Come si vede, si tratta di un impianto ben diverso da un secco divieto di pubblicità.
Ebbene, smentendo l'accordo raggiunto in consiglio dei ministri, e andando contro un provvedimento normativo a cui sta lavorando un suo ministro, il governo l'altro ieri ha dato il via libera a un emendamento del gruppo Autonomie che reintroduce il divieto di pubblicità. Un vero capolavoro, non c'è che dire. Dietro al quale, però, c'è molto altro.
SIGARETTA ELETTRONICASIGARETTA ELETTRONICA
COSA È SUCCESSO IN AULA
A palazzo Madama l'emendamento è passato l'altro ieri con il parere favorevole del governo, rappresentato nell'occasione dal viceministro dell'economia, Stefano Fassina. Il quale, secondo quanto è possibile ricostruire, non ha opposto obiezioni semplicemente perché non ha riscontrato problemi di copertura. Domanda: Fassina era a conoscenza del fatto che il governo di cui fa parte aveva fatto saltare il divieto da lui di fatto reintrodotto? Sono in molti a giurare che l'ex responsabile economico del Pd sia solo una "vittima" dell'anarchia parlamentare che si è vissuta l'altro giorno.
Ma questo non giustifica un modo di procedere del tutto schizofrenico da parte dell'esecutivo. Semmai la "giustificazione", se così si può dire, va rintracciata in un durissimo scontro di potere tra lobby: da una parte i tabaccai, rappresentati dalla loro federazione, dall'altra le multinazionali, con gruppi come Philip Morris e Bat in testa.
SIGARETTA ELETTRONICASIGARETTA ELETTRONICA
GUERRA TRA LOBBY
Le posizioni sono sin troppo chiare. Ai tabaccai la sigaretta elettronica non piace. Innanzitutto non vedono di buon occhio tutti gli altri esercizi commerciali che stanno vendendo il prodotto. In più sono legati alle "bionde" proprio per una questione di "immediatezza" della vendita. Inutile dire che il peso dei tabaccai è molto incisivo. Basti pensare che attraverso la loro rete, ormai, passa tutto un sistema di pagamenti che va dalle multe a imposte varie. In più, a quanto pare, le loro istanze hanno sempre un ascolto attento da parte del sottosegretario dell'economia Alberto Giorgetti.
SIGARETTA ELETTRONICASIGARETTA ELETTRONICA
Le multinazionali come Bat e Philip Morris, invece, vorrebbero puntare sulle e-cig in Italia, esattamente come hanno già fatto in altri paesi. Già seccati dall'imposizione di una maxitassa al 58,5% sulle sigarette elettroniche, i grandi gruppi vorrebbero norme a loro più favorevoli. Per questo hanno accolto con favore il ddl a cui sta lavorando la Lorenzin (predisposto peraltro citando gli studi scientifici secondo i quali la e-cig è meno dannosa delle sigarette tradizionali per la salute). Sul piatto rimane un pasticcio incredibile da parte del governo. Pasticcio, però, in qualche modo indotto dalle pressioni confliggenti di due gruppi di potere.

DAGOSPIA, SPIEGA CHI HA CONDANNATO BERLUSCONI!!!!!

DAGOSPIA, RIPRENDENDO UN ARTICOLO DEL " GIORNALE", DA AMPIO RISALTO ALLA FIGURA DEL PRESIDENTE DELLA SEZIONE DELLA CORTE DI CASSAZIONE CHE HA CONDANNATO, IN VIA DEFINITIVA, BERLUSCONI!!! COSA CHE ALTRI GIORNALI DI REGIME SI SONO LONTANAMENTE RICORDATI DI FARE, SALVO ACCANIRSI DULLE DIRICHIARAZIONI DELL' ON.BONDI, MAGARI PRESO DA UN MOMENTO DI SCONFORTO..
UN FATTO INQUETANTE, CLAMOROSO, CHE DEVE FAR PENSARE E RIFLETTERE SULLE PERSONE CHE DETENGONO IL POTERE DI ROVINARE I DESTINI DIALTRI UOMINI IMPUNEMENTE, COME SE FOSSERO DOMINE E DIO!
UN FATTO CHE DI PER SE , SE CONFERMATO QUANTO SCRITTO SUL SITO, PERALTRO NON ANCORA SMENTITO, RENDEREBBE NULLA LA SENTENZA CONTRO BERLUSCONI PER CHIARO ED EVIDENTE "VULNUS" NEI SUOI CONFRONTI DA PARTE DEL PRESIDENTE DEL COLLEGIO GIUDICANTE!




























03 AGO 2013

BOMBA SUL “GIORNALE”: ‘’LA CENA IN CUI ANTONIO ESPOSITO, UNO DEI GIUDICI DI CASSAZIONE SUL CASO MEDIASET, INFANGAVA BERLUSCONI, NEL MARZO 2009 A VERONA” - 2. STEFANO LORENZETTO: “ESPOSITO COMINCIÒ A MALIGNARE, CON PALESE COMPIACIMENTO, CIRCA IL CONTENUTO DI CERTE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE RIGUARDANTI BERLUSCONI, SULLE PRESUNTE GARE EROTICHE DEL PREMIER CON DUE DEPUTATE DEL PDL, SULLE QUALI VARI ORGANI DI STAMPA AVEVANO RICAMATO ALL’EPOCA DELLA VICENDA D’ADDARIO”. E “ANTICIPÒ LA CONDANNA DI VANNA MARCHI CHE EMISE DUE GIORNI DOPO” - 3. “UN ALTRO DEI PRESENTI A QUELLA SERATA MI HA SPECIFICATO CHE ANALOGHE AFFERMAZIONI SU BERLUSCONI, REPUTATO “UN GRANDE CORRUTTORE” E “IL GENIO DEL MALE”, LE AVEVA UDITE DALLA VIVA VOCE DEL GIUDICE ESPOSITO PRIMA DELLA CONSEGNA DEL PREMIO - 4. HARA-KIRI! A POCHE ORE DALLA SENTENZA IL PDL HA LICENZIATO IL FRATELLO DI ESPOSITO

Stefano Lorenzetto per Il Giornale
Stefano LorenzettoSTEFANO LORENZETTO
Questo è l'articolo più difficile che mi sia capitato di scrivere in 40 anni di professione. Un amico magistrato, due avvocati, mia moglie e persino il giornalista Stefano Lorenzetto mi avevano caldamente dissuaso dal cimentarmi nell'impresa. Ma il cittadino italiano che, sia pure con crescente disagio, sopravvive in me, s'è ribellato: «Devi!». Dunque eseguo per scrupolo di coscienza.
cassazione esposito antonioCASSAZIONE ESPOSITO ANTONIO
In una nota diramata dal Quirinale dopo la condanna definitiva inflitta a Silvio Berlusconi, il capo dello Stato ci ha spiegato che «la strada maestra da seguire» è «quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura». Ebbene, signor Presidente, qui devo dichiarare pubblicamente e motivatamente che fatico a nutrire questi due sentimenti - fiducia e rispetto - per uno dei giudici che hanno emesso il verdetto di terzo grado del processo Mediaset.
Lorenzetto con Luciano BenettonLORENZETTO CON LUCIANO BENETTON
Non un giudice qualunque, bensì Antonio Esposito, il presidente della seconda sezione della Corte suprema di Cassazione che ha letto la sentenza a beneficio delle telecamere convenute da ogni dove in quello che vorrei ostinarmi a chiamare Palazzo di Giustizia di Roma, e non, come fa la maggioranza degli italiani, Palazzaccio.
ANTONIO E VITALIANO ESPOSITOANTONIO E VITALIANO ESPOSITO
Vado giù piatto: ritengo che il giudice Esposito fosse la persona meno adatta a presiedere quell'illustre consesso e a sanzionare in via definitiva l'ex premier. Ho infatti serie ragioni per sospettare che non fosse animato da equanimità e serenità nei confronti dell'imputato. Di più: chenutrisse una forte antipatia per il medesimo, come del resto ipotizzato da vari giornali. Di più ancora: che il giudice Esposito sia venuto meno in almeno due situazioni, di cui sono stato involontario spettatore, ai doveri di correttezza, imparzialità, riserbo e prudenza impostigli dall'alto ufficio che ricopre.
Vengo al sodo. 2 marzo 2009, consegna del premio Fair play a Verona. L'avvocato Natale Callipari, presidente del Lions club Gallieno che lo patrocina, m'invita in veste di moderatore-intervistatore. È un'incombenza che mi capita tutti gli anni. In passato hanno ricevuto il riconoscimento Giulio Andreotti, Ferruccio de Bortoli, Pietro Mennea, Gianni Letta. Nel 2009 la scelta della giuria era caduta su Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Cassazione.
Nell'occasione l'ex giudice istruttore dei processi per l'assassinio di Aldo Moro e per l'attentato a Giovanni Paolo II giunse da Roma accompagnato da un carissimo amico: Antonio Esposito. Proprio lui, l'uomo del giorno. Col quale condivisi il compito di presentare un libro sul caso Moro, Doveva morire (Chiarelettere), che Imposimato aveva appena pubblicato.
ANTI BERLUSCONI DAVANTI ALLA CASSAZIONEANTI BERLUSCONI DAVANTI ALLA CASSAZIONE
Seguì un ricevimento all'hotel Due Torri. E qui accadde il fattaccio. Al tavolo d'onore ero seduto fra Imposimato ed Esposito. Presumo che quest'ultimo ignorasse per quale testata lavorassi, giacché nel bel mezzo del banchetto cominciò a malignare, con palese compiacimento, circa il contenuto di certe intercettazioni telefoniche riguardanti a suo dire il premier Berlusconi, sulle quali vari organi di stampa avevano ricamato all'epoca della vicenda D'Addario, salvo poi smentirsi.
Il presidente della seconda sezione penale della Cassazione dava segno di conoscerne a fondo il contenuto, come se le avesse ascoltate. Si soffermò sulle presunte e specialissime doti erotiche che due deputate del Pdl, delle quali fece nome e cognome, avrebbero dispiegato con l'allora presidente del Consiglio. A sentire l'eminente magistrato, nella registrazione il Cavaliere avrebbe persino assegnato un punteggio alle amanti. «E indovini chi delle due vince la gara?», mi chiese retoricamente Esposito. Siccome non potevo né volevo replicare, si diede da solo la risposta: «La (omissis), caro mio! Chi l'avrebbe mai detto?».
Stefano Lorenzetto e Vittorio FeltriSTEFANO LORENZETTO E VITTORIO FELTRI
Io e un altro commensale, che sedeva alla sinistra del giudice della Cassazione, ci guardavamo increduli, sbigottiti. Ho rintracciato questa persona per essere certo che la memoria non mi giocasse brutti scherzi. Trattasi di uno stimato funzionario dello Stato, collocato in pensione pochi giorni fa. Non solo mi ha confermato che ricordavo bene, ma era ancora nauseato da quello sconcertante episodio.
Per maggior sicurezza, ho interpellato un altro dei presenti a quella serata. Mi ha specificato che analoghe affermazioni su Berlusconi, reputato «un grande corruttore» e «il genio del male», le aveva udite dalla viva voce del giudice Esposito prima della consegna del premio.
Non era ancora finita. Sempre lì, al ristorante del Due Torri, il giudice Esposito mi rivelò quale sarebbe stato il verdetto definitivo che egli avrebbe pronunciato a carico della teleimbonitrice Vanna Marchi, la quale pareva stargli particolarmente sui didimi: «Colpevole» (traduco in forma elegante, perché il commento del magistrato suonava assai più colorito). Infatti, meno di 48 ore dopo, un lancio dell'Ansa annunciava da Roma: «Gli amuleti non hanno salvato Vanna Marchi dalla condanna definitiva a 9 anni e 6 mesi di reclusione emessa dalla seconda sezione penale della Cassazione».
PATRIZIA D'ADDARIOPATRIZIA D'ADDARIO
Incredibile: la Suprema Corte, recependo in pieno quanto confidatomi due giorni prima da Esposito, aveva accolto la tesi accusatoria del sostituto procuratore generale Antonello Mura, lo stesso che l'altrieri ha chiesto e ottenuto la condanna per Berlusconi. Ma si può rivelare a degli sconosciuti, durante un allegro convivio, quale sarà l'esito di un processo e, con esso, la sorte di un cittadino che dovrebbe essere definita, teoricamente, solo nel chiuso di una camera di consiglio?
VANNA MARCHI DURANTE IL PROCESSOVANNA MARCHI DURANTE IL PROCESSO
Capisco che tutto ciò, pur supportato da conferme testimoniali che sono pronto a esibire in qualsiasi sede, scritto oggi sul Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi possa lasciare perplessi. Ma, a parte che non mi pareva onesto influenzare i giudici della Suprema Corte alla vigilia dell'udienza, v'è da considerare un fatto dirimente: alcuni dettagli dell'avventura che m'è capitata a marzo del 2009 li avevo riferiti nel mio libro Visti da lontano (Marsilio), uscito nel settembre 2011, dunque in tempi non sospetti, considerato che la sentenza di primo grado a carico di Berlusconi è arrivata più di un anno dopo, il 26 ottobre 2012, ed è stata confermata dalla Corte d'appello l'8 maggio scorso. Senza contare che il collegio dei giudici di Cassazione che ha deliberato sul processo Mediaset è stato istituito con criteri casuali solo di recente.
ROSY BINDI PATRIZIA DADDARIOROSY BINDI PATRIZIA DADDARIOVanna MarchiVANNA MARCHI
A pagina 52 di ‘'Visti da lontano'', parlando di Imposimato (che non ha mai smentito le circostanze da me narrate), scrivevo: «Una sera andai a cena con lui dopo aver presentato un suo libro. Debbo riconoscere che sfoderò un'affabilità avvolgente, nonostante le critiche che gli avevo rivolto. Era accompagnato dal presidente di una sezione penale della Cassazione sommariamente abbigliato (cravatta impataccata, scarpe da jogging, camicia sbottonata sul ventre che lasciava intravedere la canottiera). Il quale, forse un po' brillo, mi anticipò lì a tavola, fra una portata e l'altra, quale sarebbe stato il verdetto del terzo grado di giudizio che poi effettivamente emise nei giorni seguenti a carico di una turlupinatrice di fama nazionale. Da rimanere trasecolati».
Allora concessi al mio occasionale interlocutore togato una misericordiosa attenuante: quella d'aver ecceduto con l'Amarone. Da giovedì sera mi sono invece convinto che, mentre a cena sproloquiava su Silvio Berlusconi e Vanna Marchi, era assolutamente lucido nei suoi propositi. Fin troppo.
VITALIANO ESPOSITO E SILVIO BERLUSCONIVITALIANO ESPOSITO E SILVIO BERLUSCONIGIORGIO NAPOLITANO E VITALIANO ESPOSITOGIORGIO NAPOLITANO E VITALIANO ESPOSITO
2. HARA-KIRI! A POCHE ORE DALLA SENTENZA IL PDL HA LICENZIATO IL FRATELLO DI ESPOSITO
Franco Bechis per Liberoquotidiano

Mezz’ora prima che Antonio Esposito riunisse in Camera di Consiglio la sezione feriale della Corte di Cassazione che avrebbe reso definitiva la condanna di Silvio Berlusconi, il Pdl al Senato votava il licenziamento in tronco di Vitaliano Esposito, fratello del magistrato che aveva nelle sue mani il destino del Cavaliere. L’incredibile scelta è stata svelata sul numero di Panorama in edicola oggi dal collaboratore Keyser Soze (uno pseudonimo) per commentare l’incredibile vocazione all’hara-kiri che contrassegna il centrodestra italiano, sempre pronto a fare la cosa sbagliata al momento sbagliato.
LAMBASCIATORE DE LA SABLIERE CON ANTONIO E VITALIANO ESPOSITOLAMBASCIATORE DE LA SABLIERE CON ANTONIO E VITALIANO ESPOSITO

vitaliano espositoVITALIANO ESPOSITO
Vitaliano Esposito, fratello di Antonio ed ex procuratore generale della Corte di Cassazione, è stato nominato il 15 gennaio scorso dal premier Mario Monti e dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini, “garante dell’esecuzione delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale per l’Ilva di Taranto”. Un incarico prestigioso- fondamentale per tranquillizzare la popolazione dell’area- e anche discretamente retribuito, visto che la legge stanziava per lui fino a un massimo di 200 mila euro l’anno.
ANTONIO E VITALIANO ESPOSITO CON ROBERTO CAMPISIANTONIO E VITALIANO ESPOSITO CON ROBERTO CAMPISI

Sarebbe dovuto restare in carica per un triennio, ma all’improvviso il 2 luglio scorso sulla nuova professione di Vitaliano Esposito si sono addensate nubi minacciose. Quel giorno davanti alle commissioni congiunte della Camera  che stavano esaminando il decreto sul commissariamento dell’Ilva (attività produttive e Ambiente) un deputato di Matera del Pdl, Cosimo Latronico, depositava l’emendamento 1.83 che stabiliva: “E’ soppressa la figura del Garante e le relative funzioni sono trasferite al commissario (Enrico Bondi, ndr)”. 
ELISABETTA MARINI CON VITALIANO ESPOSITOELISABETTA MARINI CON VITALIANO ESPOSITO

Era il preavviso di licenziamento per il povero Esposito. Ed è diventato qualcosa di più serio quando quel testo è stato assorbito in un emendamento più ampio sottoscritto dai relatori delle due commissioni, Enrigo Borghi del Pd e Raffaele Fitto del Pdl, con voto positivo della maggioranza. Il licenziamento del fratello del presidente di sezione della Cassazione a quel punto da semplice ipotesi era divenuto il nuovo articolo 2 quater del decreto legge sull’Ilva.

Approvato in commissione e poi dall’aula l’11 luglio scorso. Se in commissione però il licenziamento dell’altro Esposito poteva ancora essere inconsapevole, per il Pdl come per tutti gli italiani era invece chiaro dal 9 luglio che Antonio Esposito avrebbe avuto nelle sue mani poche settimane dopo (il 30 luglio) il destino giudiziario e forse anche politico di Berlusconi.
vitaliano espositoVITALIANO ESPOSITO

Nessuno però nel partito del Cavaliere si è accorto di quanto stava avvenendo, e nemmeno nelle fila dell’esecutivo c’è stato qualcuno a cui è venuto il dubbio sull’opportunità di fare uno sgarbo di questo tipo alla famiglia Esposito. Così non solo l’hanno fatto, ma hanno difeso la bontà di quel licenziamento con i denti e con le unghie fino alle ore 11 e 55 del primo agosto, quando con il voto finale al decreto Pd ,Pdl e governo Letta l’hanno reso immediamente esecutivo.

Eppure proprio nelle ultime ore c’è stata l’occasione per evitare il clamoroso sgarbo familiare al magistrato che stava decidendo il destino di Berlusconi. La ciambella di salvataggio è stata lanciata da Loredana De Petris (Sel) e da Paola Nugnes (M5s): entrambe hanno presentato un emendamento (quello di Sel firmato anche da Dario Stefano, presidente della giunta immunità del Senato) per fare rivivere il garante e conservate lavoro e 200 mila euro l’anno a Vitaliano Esposito.

ANTONIO E VITALIANO ESPOSITOANTONIO E VITALIANO ESPOSITO
Niente da fare: i due relatori, Salvatore Tomaselli (Pd) e Francesco Bruni (Pdl) hanno bocciato l’idea: il fratello del giudice andava licenziato senza se e senza ma. Ultimo tentativo per non mettere ulteriormente nei guai Berlusconi in Cassazione l’hanno fatto in extremis ancora i senatori di Nichi Vendola: un ordine del giorno per impegnare il governo a riassumere subito dopo averlo licenziato il povero Vitaliano Esposito, di cui si apprezzava il gran lavoro fatto. Ma a dire no a questo impegno teorico che avrebbe potuto distendere gli animi è stato questa volta il governo Letta. Lavoro da kamikaze compiuto.