domenica 30 giugno 2013

LA TASSA SULLE ECIGARETTE NON GIOVA A NESSUNO. O NO?

F ISCO E SALUTE

Sigarette elettronichei costi di una tassa

Il governo sta meditando di tassare le sigarette elettroniche per rimandare di tre mesi l'aumento dell'Iva. La pressione fiscale, quindi, potrebbe salire: la si distribuirebbe solo in modo diverso e, forse, perverso. Le sigarette elettroniche servono anche ad aiutare chi intende smettere di fumare, permettendo una riduzione graduale del contenuto di nicotina. Tassandole, si renderebbe più costoso il tentativo di alcuni di migliorare il loro stato di salute.

Già che ci siamo, perché non tassiamo anche quei metodi farmaceutici che aiutano i fumatori a smettere? Sarebbero altri introiti per lo Stato. Ma, a parte il costo «morale» di una tale politica, si configura anche un costo economico. Ogni fumatore che non smette perché l'aumento del prezzo delle sigarette elettroniche lo scoraggia costerà alla sanità pubblica perché ha una più alta probabilità di ammalarsi.
Come mai, allora, il governo sta esplorando questa strada? Forse l'esecutivo ha fatto degli studi statistici per simulare gli effetti diretti e indiretti della maggiore imposta arrivando alla conclusione che non esistono i costi economici di cui sopra e che non si ritiene problematico tassare una attività che, almeno in parte, potrebbe migliorare la salute dei cittadini? Ma di questo studio non c'è traccia.
La terza ipotesi potrebbe essere una pressione delle lobby del tabacco, cioè di chi vende sigarette «normali». L'ultima ipotesi a me sembra la più probabile: è un tentativo disperato di trovare qualcosa da tassare che colpisca una minoranza (fra l'altro appunto una minoranza che andrebbe protetta) perché si è incapaci di toccare la spesa pubblica per evitare l'aumento dell'Iva. Questa scelta immagino verrà giustificata con un pretesto assurdo: dato che sono tassate le sigarette normali, vanno tassate anche quelle elettroniche. Un criterio di «giustizia» che non ha senso. Parafrasando don Milani: non vi è nulla di più ingiusto che trattare due cose diverse nello stesso modo.
Questa tassa sulle sigarette elettroniche dimostra due cose importanti. La prima è che spesso si prendono decisioni di politica economica senza studi adeguati per capirne gli effetti indiretti e di lungo periodo oltre a quelli diretti. Ovvero, più tasse uguale più soldi per lo Stato. La seconda è che il governo si sta muovendo con un approccio che dimostra disperazione per reperire qualche soldo «dal fondo del barile» invece che proporre alla Ue e agli italiani un piano pluriennale di politica fiscale che permetta di ridurre tasse e spese in modo da favorire la crescita senza violare di molto i vincoli europei sul deficit. Il governo deve «volare molto più in alto» della tassa sulle sigarette elettroniche.



sabato 29 giugno 2013

CONTRIBUTO NON REVOCABILE? NON NE SIAMO CONVINTI!

venerdì 28 giugno 2013

TORNA FORZA ITALIA . E' CAMBIAMENTO?


Un partito a trazione "rosa". Si torna a Forza Italia. Per alcuni esponenti azzurri: "Il Pdl ha fatto il suo tempo, oggi inizia un nuovo percorso del centrodestra italiano verso un partito che si chiamerà Forza Italia. Dalle riunioni di oggi, sebbene convocate per adempimenti formali, è emersa chiaramente l'esigenza di avviare una ristrutturazione interna, capace di rispondere con ancora maggiore efficacia alle inedite esigenze che i tempi ci impongono" 
A confermarlo in serata arrivano le parole  del vicepremier, Angelino Alfano, che ospite di Porta a Porta ha spiegato: "Sulla nuova Forza Italia stiamo accelerando. Il progetto di un ritorno a Forza Italia è avanzato ed è pressoché irreversibile". 
La questione, però, non riguarda soltanto il partito e il suo nome. Ma anche la leadership. E già diversi esponenti di primo piano, in particolare donne(Prestigiacomo,Ravetto,Santanchè,Biancofiore) ma non solo, hanno annunciato la loro iscrizone al "partito di Marina", la "berluschina" prediletta da papà Silvio: "Marina Berlusconi ha già ampiamente dimostrato sul campo quanto vale, guidando in modo eccellente la Mondadori. E' un grande esempio di imprenditrice e di donna, sarebbe una guida eccellente per una partito come il nostro, moderno e improntato al fare". Anche se Finivest smentisce la discesa in campo di Marina, il nome resta sul tavolo.  La Biancofiore,in particolare, su Marina, ha dichiarato: "Confermo quanto accennato nei giorni scorsi. Noi un Renzi, molto più serio, preparato e affidabile, lo abbiamo e si chiama Marina Berlusconi". Lei alla guida di Forza Italia ? 
Una 'rivoluzione azzurra' è ormai ineludibile e che ci si debba orientare verso un  "cambiamento epocale" qualunque cosa dicano "i falchi" o le "colombe", molte dei quali e delle quali devono essere dismessi, è fondamentale per la sopravvivenza del centro destra. Silvio Berlusconi sta preparando bene il passaggio, sa che se non sarà  convincente e concreto rischia di far passare, non solo per gli avversari politici ma anche per i propri elettori, quello che deve essere un reale rinnovamento  solo in  un'operazione di maquillage.  
Il progetto del piano di rilancio sarebbe a buon punto: Silvio Berlusconi è convinto che l'unica via per rafforzare il Pdl sul territorio e tentare la rimonta nelle amministrative, è  adottare una struttura organizzativa più leggera in cui siano presenti in forza i rappresentanti delle varie realtà locali ed in cui siano premiati i progetti e non gli interessi.  Un "movimento presidenziale, con un leader forte come Berlusconi ed una diffusa democrazia di base con l'adozione di primarie per eleggere i rappresentanti ai vari livelli sino a Camera e Senato ed eliminare veri  o presunti "delfinati" sia a livello di vertice che a livello di base. Si vada avanti con il consenso sulle cose fatte o proposte e non sull'indicazione del plenipotenziario di turno, gli elettori diventino più responsabili e scendano in campo per proporre i loro candidati, vengano eliminate le  'reggenze'  e tutti, dico tutti siano l'espressione degli elettori per libera scelta. . 
Gli elettori di centro destra ci credono e lo indicano anche i sondaggi come quello della SWG che pubblica stamattina le intenzioni di voto degli italiani:
















Berlusconi lo sa e capisce che deve fare presto, ripulire il PDL, ridare fiducia agli elettori, cancellare fasi di vita del partito deludenti, rivoluzionare la classe dirigente con una pulizia  generalizzata è la condizione per mantenere o meglio aumentare il distacco con la coalizione di centrosinistra.

giovedì 27 giugno 2013

FINALMENTE!!!!!!!

Mancata ricostruzione dopo il sisma
Scattano 524 diffide a Salemi

proprietari degli immobili, che rischiano la segnalazione alla magistratura contabile, hanno ricevuto finanziamenti pubblici.












Quello che tutti sapevano ma di cui nessuno parlava finalmente è venuto a galla, quello che le amministrazioni succedutesi nel post terremoto e relative commissioni ex art.5, non avevano avuto il coraggio di fare lo hanno messo in atto i commissari che guidano attualmente il Comune.
524 abitanti di Salemi, che non hanno completato le opere di ricostruzione post terremoto '68, se non regolarizzeranno la loro posizione entro 30 giorni, saranno segnalate alla Procura della Corte dei conti di Palermo dalla commissione straordinaria che guida il Comune  dopo lo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose. I proprietari degli immobili, che rischiano la segnalazione alla magistratura contabile, hanno ricevuto finanziamenti pubblici.
Mentre ci si augura che le somme residue di tali finanziamenti, giacenti, sino a poco tempo addietro, presso le casse delle banche locali, remunerate a tasso zero, siano state bloccate ed acquisite alle casse del Comune, non comprendiamo perchè la segnalazione debba andare solo alla giustizia contabile e non anche a quella penale alfine di accertare eventuali fattispecie di truffe.In ogni caso un plauso ai commissari per aver messo a nudo una piaga vergognosa dei fondi del terremoto..

PD SICILIA - AFFARI DI FAMIGLIA !!!!


FONDI PER LA FORMAZIONE IN SICILIA

Spariscono i soldi pubblici: indagata intera familgia Pd

L'on Genovese sotto inchiesta con cognato, mogli, sorella, nipote

Formazione professionale, croce e delizia della politica. Fateci caso: gli assessorati regionali alla Formazione, in Sicilia ma non solo, sono tra quelli più ambiti seppur tra i meno platealmente combattuti. Chi li ha gestiti sul piano politico-amministrativo per un tempo sufficiente, alle elezioni successive è stato quasi sempre riconfermato, anche al di là del risultato del proprio schieramento.  
Così come altrettanto spesso, laddove si è gestita la formazione professionale, si fanno i conti con grane giudiziarie, indagini e rogne di ogni tipo.  A Messina la locale procura della Repubblica ha acceso i fari puntandoli su undici persone, accusate tutte di associazione a delinquere finalizzata alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e al peculato. Non proprio  robetta minore. In pratica, si ipotizza che il fiume di danaro erogato dalla «repubblica autonoma di Trinacria» nel corso degli ultimi sei anni (parliamo cioè dal 2007 al 2013) in favore di non precisati enti di formazione, in realtà nascondesse il classico meccanismo che ha caratterizzato almeno la metà dell’intero comparto affidato alle Regioni. Vale a dire, enti inesistenti o esistenti sulla carta, strutture fittizie od operative ma con corsi farlocchi oppure concepiti ad hoc per raccattare qualche docente o «tutor» - come si chiamano oggi - cui in tasca resteranno poche centinaia di euro: che poi i corsisti si formino o meno, ottengano o no il rimborso ufficialmente dichiarato o previsto nei capitolati delle gare, questo non è affare che interessi più di tanto. Almeno fino a quando non entra a gamba tesa la magistratura. Come nel nostro caso che, ancora una volta, si qualifica per il coinvolgimento di pezzi di apparato e rappresentanza istituzionale del Partito democratico.
Francantonio Genovese e Franco Rinaldi (foto tratta da messinaoggi.it)



Sono infatti coinvolti il parlamentare nazionale messinese Francantonio Genovese, il cognato e consigliere regionale, Franco Rinaldi, le rispettive mogli dei due, Chiara e Giovanna Schirò, e poi la sorella di Genovese, Rosalia, il nipote Marco Lampuri, e Nicola Bartolone, Graziella Feliciotto, Salvatore Natoli, Roberto Giunta e Concetta Cannavò. Una foto di famiglia in cui i soldi uscivano dalle disponibilità del «marito» per entrare in quelle della moglie, del cognato o del parente del parente: con la differenza che il «marito» in questo caso era il pubblico erario per interposta persona. Tutte condizioni specifiche che aggiungono guai al guaio e che i magistrati messinesi, spintisi già fino a Palermo seguendo le impronte della presunta truffa associata, cercano di inserire in un progetto investigativo unitario. Perché gli inquirenti non scavano soltanto per capire quanto di quel fiume di danaro sia finito nelle tasche improprie di enti non riconosciuti oppure vivi soltanto formalmente o se i corsi siano stati realmente effettuati: c’è anche da dipanare la matassa della compravendita o della cessione dei rami d’azienda tra un ente e l’altro, la compatibilità delle procedure con i regolamenti statutari, la legittimità nell’erogazione dei fondi, oltre che l’eventuale elusione della normativa fiscale che necessariamente involge il ragionamento. Roba che a metterci le mani nel resto d’Italia si rischierebbero casi analoghi all’epidemia di «Rimborsopoli» che non ha finora risparmiato nessuno. 
Lascia di stucco  la dichiarazione rilasciata alla Gazzetta del Sud dal capogruppo del Pd all’Ars,il nostro Baldo Gucciardi: «Non commento mai le vicende giudiziarie, non sono per un garantismo peloso né per urla di scandalo. Ho sempre sostenuto, e lo confermo, che quando interviene la magistratura il sistema dei controlli ha fallito. La questione morale è sempre aperta». Anche lui come gli  altri del PD che non commentano. Commentando.

lunedì 17 giugno 2013

MA CHE BEL...LA SOFPRESA!!!!!!!!

Abituati a vederla sempre elegantissima ma molto formale è un vero piacere poterle ammirara il sederino come mamma l'ha fatta!!

giovedì 13 giugno 2013

LA SALEMI DEI FURBETTI E DEGLI OMERTOSI !!!!

     L'impianto (finanziato) che non c'è!!!!

     Soldi per qualcosa che - secondo i giudici della Corte dei conti    -    non c'è mai stato. E arriva la stangata.

LA CORTE DEI CONTI

 Una presunta truffa da oltre 3 milioni di euro con i finanziamenti della legge 488, consumata fra il 1998 e il 2002. Il progetto della ditta "Dimina srl" prevedeva la realizzazione di uno stabilimento per la produzione e il confezionamento di vino da tavola in contrada Bovara, a Salemi (Trapani). Ma la guardia di finanza scoprì che il denaro era stato utilizzato in una complessa operazione con fatture gonfiate e triangolazioni tra società senza che l'impianto fosse mai entrato interamente in produzione. Da qui la revoca del finanziamento, l'avvio di una inchiesta penale conclusa nel 2009 con l'archiviazione per intervenuta prescrizione dei reati e, contestualmente, la dichiarazione di fallimento della società. Ora, a 11 anni di distanza, la Corte dei conti ha intimato alla Dimina srl e all'allora amministratore unico Gaspare Di Lorenzo, la restituzione al ministero dello Sviluppo economico dei 3 milioni di euro, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi legali.

LA SICILIA CHE NON CAMBIA MAI !!!!!!

                       LA TERRA DEI GATTOPARDI

Si sente continuamente parlare di "modello Sicilia", individuando nel termine nuove sperimentazioni di alleanze politiche e di governo, forme che magari poi trovano applicazione nel modello nazionale.
In verità, per un siciliano attento alle vicende di questa sventurata terra, si tratta di un falso problema perchè, nella realtà, in Sicilia nulla cambia e nulla si rinnova se non nell'aspetto esteriore.
Ultimo esempio di quanto dico quello che aveva promesso in campagna elettorale l'attuale governatore Crocetta e quello che, da quando è in carica, non è riuscito a fare; tale e quale ai suoi predecessori, anzi peggio.
Anche le recenti  elezioni amministrative di qualche tempo fa e quelle più recenti mostrano questa tendenza alla restaurazione ed al conservatorismo, senza se e senza ma,quasi che gli elettori siciliani avessero paura di cambiare.
Se guardiamo bene, infatti, a sindaci delle due città siciliane più importanti, Palermo e Catania,  sono stati proposti due nomi "emergenti" della politica isolana.
Nel capoluogo è stato eletto un ex sindaco della Città, Leoluca Orlando, personaggio politico ondivago,massimo esponente della "supercazzola", l'uomo che accusò pubblicamente Falcone, davanti a milioni di telespettatori, di nascondere nei cassetti i dossier più scottanti della procura di Palermo.
Eppure i palermitani, pur davanti a scelte diverse, sia per idee politiche sia dal punto di vista generazionale, hanno preferito scegliere il vecchio che garantisce la conservazione.
A Catania gli elettori rieleggono Enzo Bianco, ex democristiano ora PD, già sindaco della città negli anni 90 e poi ministro dell'interno nel governo di centrosinistra, dove si distinse per gli scarsi risultati nella cattura dei latitanti mafiosi.
Anche Catania sceglie la conservazione, anche a Catania come a Palermo, non c'è apparentemente classe politica di ricambio.
A distanza di quasi vent'anni le due città simbolo della Sicilia tornano indietro,tornano a vecchi amministratori già eletti e poi bocciati dall'elettorato; ma perchè avviene questo? Come mai non c'è una classe politica di ricambio?
Le risposte sono tantissime ma credo che quattro, (che si riduce poi ad una), siano preminenti nello scoraggiare la crescita di nuove eccellenze politiche nella nostra isola:
la prima è senz'altro la difficoltà di ricercare il consenso senza collusioni di ogni tipo ma principalmente mafiose; i grandi elettori si annidano in quella popolazione che vive ai margine della povertà e che trova nelle piccole attività illecite, con il beneplacito dei veri mafiosi, motivo di sussistenza e sopravvivenza;si annidano tra gli imprenditori collusi con la mafia senza la quale avrebbero poche speranze di far sopravvivere le loro attività e che la mafia alimenta per poi taglieggiarle. Difficile trovare consenso in questo contesto.
La seconda i partiti politi, spesso feudo incontrastati di personaggi equivoci, che le loro decisioni le prendono in riunione carbonare dove non è escluso che si annidino veri e propri mafiosi; difficile che neofiti possano avere accesso in queste logge mafiose.
La terza la burocrazia regionale locale che è la vera artefice delle linee politiche dei governi regionali, supermanager strapagati e strapotenti che nessuno riesce a radicare dai loro scranni, siano essi cocainomani, alcolisti, mafiosi. Parte integrante del potere democristiano consolidatesi negli anni e così radicati nelle stanze del potere di cui nessun governatore può far a meno.
Quarta ed ultima piaga della nostra povera isola la totale assenza dello Stato di cui parte della Magistratura è esempio, in particolare quella di Palermo, spaccata al suo interno, spesso guidata da personaggi tutt'altro che al di sopra di ogni sospetto, costantemente politicizzata e protagonista, freno e remora ad ogni volontà di crescita e di nuovo. I recenti fatti sul procuratore capo Messineo ed il sostituto Ingroia ne sono gli esempi più lampanti anche se onestamente bisogna ammettere che c'è una maggioranza elevata di magistrati che, sull'esempio di Falcone e Borsellino, combattono quelle sacche marcie che frenano,condizionano, mortificano, la Sicilia ed i siciliani.
La sintesi di tutto ciò ha un nome, un'identità precisa e si chiama:MAFIA!
Mafia intesa non solo come associazione a delinquere,ma anche come difesa dei privilegi, opposizione ai cambiamenti, ostracismo al nuovo ed al pulito, scoraggiamento a difendere posizioni e diritti civili legittimi, mancanza dei poteri dello Stato nell'incoraggiare la crescita,il rinnovamento, il rilancio di una regione, ormai, senza risorse, senza economia che non sia quella assistenzialista mafiosa, i cui cittadini vengono giornalmente mortificati nella loro dignità di persone, ed in cui c'è il più alto tasso di disoccupazione di tutta la nazione.
E così in un momento di "incazzatura generale" votiamo tutti M5S ed i media titolano "La Sicilia Cambia", il governatore Crocetta, approfittando dell'ingenuità dei neo eletti, li utilizza per avere la maggioranza in aula salvo poi  mollarli alla prima decisione importante ed allora,nuovamente, i media parlano di "Modello Sicilia".
Tutta una enorme, immensa "supecazzola", in quest'isola nulla cambia e nulla di nuovo avviene dai tempi del Regno delle due Sicilie!!!!!!!

Su Messineo il Csm la pensa come Panorama -

Il Csm: il procuratore Messineo va trasferito

"Fece sfumare la cattura di Messina Denaro"

Inoltre il capo della Procura di Palermo sarebbe "influenzato da Ingroia". La prima commissione ha avviato la procedura per incompatibilità. Tra le altre contestazioni anche "una debole gestione dell'ufficio senza la necessaria indipendenza" e "un difetto di coordinamento interno" 


Non solo. A Messineo vengono contestati i suoi rapporti privilegiati con l'ormai ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia dal quale sarebbe stato "condizionato nella gestione dell'ufficio" tanto da creare 
un clima pesante tra i colleghi soprattutto riguardo al processo sulla Trattativa e sulla gestione del testimone Massimo Ciancimino. Nell' incolpazione, si inserisce anche il fatto che Ingroia tenne per 5 mesi le intercettazioni che riguardavano Messineo, prima di trasmetterle a Caltanissetta.

Un condizionamento che avrebbe mosso i suoi passi sin dalla nomina di Messineo, eletto grazie ai voti di Magistratura democratica, corrente di sinistra alla quale il procuratore non appartiene e che poi avrebbe "tollerato" i motivi di opportunità già legati alle vicende giudiziarie del cognato di Messineo, il cui nome è emerso più volte in indagini coordinate da Ingroia, e al processo a carico del fratello. In tempi più recenti, e in particolare in relazione al braccio di ferro con il Quirinale sulle intercettazioni delle telefonate tra il presidente della Repubblica Napolitano e l'ex ministro Nicola Mancino, 
Messineo è poi finito nell'occhio del ciclone insieme al pm Nino Di Matteo, anche lui sottoposto a procedimento disciplinare per una intervista a Repubblica nella quale ha confermato l'esistenza delle intercettazioni agli atti dell'inchiesta.
Ma il nuovo fascicolo a carico di Messineo era stato aperto dopo il caso Maiolini, l'ex manager di Banca Nuova, amico del procuratore e intercettato mentre parla con lui di un'inchiesta a suo carico aperta da un pm di Palermo. 
Intercettazioni rimaste nel cassetto di Antonio Ingroia fino a poco prima che il magistrato lasciasse la Sicilia per l'incarico Onu in Guatemala. Solo molti mesi dopo le intercettazioni imbarazzanti furono rese pubbliche e portarono all'iscrizione di Messineo nel registro degli indagati della Procura di Caltanissetta, per rivelazione di notizie riservate. Proprio nei giorni scorsi i magistrati di Caltanissetta avevano chiesto di archiviare il caso, ma per il Consiglio superiore della magistratura la vicenda resta da approfondire
In conclusione su Messineo il Csm la pensa come Panorama
I membri della prima commissione chiedono il trasferimento del Procuratore di Palermo per una "gestione debole e non indipendente". Le stesse cose costate la condanna a due giornalisti ed al direttore di Panorama -


 .

mercoledì 12 giugno 2013

IL NUOVO SINDACO DI ROMA !!!!

MARINO COMINCIA CON UNA GALATTICA MINCHIATA ALLA DE MAGISTRIS: “VOGLIO CHIUDERE AL TRAFFICO I FORI IMPERIALI” (IL FORO COLLEGA SEI QUARTIERI DELLA CAPITALE)

MA E' UNA SORPRESA QUELLO CHE AVVIENE ALLA PROCURA DI PALERMO?

APERTA PROCEDURA DI INCOMPATIBILITÀ PER IL PROCURATORE CAPO DI PALERmo                                

Messineo, il Csm accusa: «Fece sfumare
la cattura del boss Messina Denaro»

 Il magistrato, inoltre, sarebbe stato un «capo debole», condizionato dall'ex aggiunto Ingroia.

 È duro l'atto d'accusa con il quale la prima commissione del Csm ha aperto una procedura di incompatibilità ambientale nei confronti del procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo. Sarebbe stato un capo «debole» nella gestione dell'ufficio, eccessivamente condizionato dal suo ex aggiunto, Antonio Ingroia, e non solo. Messineo «non avrebbe favorito la circolazione delle informazioni all'interno della Procura e conseguenza di questo difetto di coordinamento sarebbe stata la mancata cattura del latitante Matteo Messina Denaro». Lo scrive il Csm nell'atto di incolpazione, citando l'accusa del pm Leonardo Agueci.

Dall'altro lato Ingroia 

E' sotto inchiesta da parte del pg della Cassazione per "illecito disciplinare". 

Il pm per la sua toga eccessivamente politicizzata è già sotto inchiesta da parte del procuratore generale della Cassazione dopo che il procuratore capo di Aosta, Marilinda Mineccia, aveva inviato una segnalazione al Csm e agli altri organi competenti per “illecito disciplinare” di Ingroia. Ora la toga è stretta al muro. Non può fare politica la mattina e giustizia la sera. Intanto Ingroia intasca ancora 5000 euro al mese per non fare nulla. Per lui questa vicenda è un affare. Per il Csm una patata bollente da lanciare via subito.
Pulizia e rottamazione anche dentro la magistratura?
Come direbbe Travaglio prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.
Aspettiamo notizie sul Tribunale di Milano.

PRIMI APPROCCI PER UN VERO CAMBIAMENTO!

Futuro azzurro

Secondo voi, chi è la "Renza" del Pdl?


marina berlusconi
21%
giorgia meloni
19%
michaela biancofiore
9%
mara carfagna
8%
laura comi
7%
mariastella gelmini
4%
beatrice lorenzin
3%
laura ravetto
3%
nunzia de girolamo
3%
stefania prestigiacomo
1%
maria rosaria rossi
1%

ALTRo SONDAGGIo

TUTTI A CASA SIETE D'ACCORDO?

fabrizio cicchitto
sandro bondi
denis verdini
claudio scajola
paolo bonaiuti
renato schifani
mario mantovani

Liberi di aggiungere chiunque vogliate, le mele marce stanno anche in periferia!

martedì 11 giugno 2013

IL FUOCO SOTTO LA CENERE


IL FUOCO SOTTO LA CENERE

La spinta radicalizzante al cambiamento




FINALMENTE SI DISCUTE !!!!!

DISASTRO AMMINISTRATIVE

Pdl, dopo la sconfitta il processo: "Rottamare la vecchia guardia"

Come non essere soddisfatti, dopo che da mesi sosteniamo, su questo blog,la necessità di riorganizzare il PDL e di "rottamare" la maggior parte della vecchia guardia Infatti, la cosa più nuova e positiva, del post-disastro delle amministrative, è che nel Pdl si è aperto il dibattito sulle ragioni della sconfitta. In attesa del commento di Silvio Berlusconi (ammesso che ne arrivi uno, vista la distanza che il Cavaliere ha messo tra se e questa tornata elettorale), nel partito hanno parlato praticamente tutti. Lo hanno fatto, per prime, già ieri Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini, che proprio nell'assenza di Berlusconi sui palcoscenici del ballottaggio hanno individuato la ragione della debacle: "Noi del Pdl siamo stati viziati da Silvio Berlusconi, che ha sempre raccolto voti anche per noi. E in troppi, in questa tornata elettorale, non si sono spesi abbastanza" ha detto la Santanchè. Per la Gelmini "ci sono margini di miglioramento nell'organizzazione'', ovvero ''la struttura di un partito leggero mal si adatta ad una forza politica come la nostra che per sua natura ha l'ambizione di governare anche nelle realta' amministrative. Poi, sicuramente, l'assenza di Berlusconi e la mancanza di un traino delle politiche hanno contribuito".Il solo commento  candida la Daniela  inevitabilmente alla "rottamazione" Non vada più in tv a rappresentarci! Salva la Gelmini che vedrei come ottima segretaria organizzativa!
Più lucida e più concreta Michaela Biancofiore, che attacca frontalmente la "vecchia guardia" pidiellina. La bionda bolzanina spiega che " se il cambiamento nel centrodestra e' rappresentato da Fabrizio Cicchitto, che sprona ad andare avanti quando ha fatto 20 anni di politica, è chiaro che questo non puo' essere il futuro del centrodestra.  Puo' darsi che non abbiamo un Renzi, ma magari abbiamo una Renza", dice la sottosegretaria alla Pubblica Amministrazione e semplificazione. ''Ovviamente non parlo di me .  Nel Pdl ci sono tante Renze". Ma a chi le chiede se si riferisca in particolare a Marina Berlusconi, risponde: ''Ci sono tante donne che stanno emergendo, non facevo esplicitamente riferimento a lei"
Più diplomaticamente, ma nella stessa direzione, va anche l'analisi di Sandro Bondi: "La nostra forza e' rappresentata dal Presidente Silvio Berlusconi e la nostra debolezza e' la nostra difficolta' a far emergere personalita' autonome con il coraggio delle proprie idee". Siamo difronte ad un partito che guarda indietro più che avanti è il commento di Mario Mantovani, già coordinatore lombardo e assessore Pdl al Pirellone: "Tornare a Forza Italia ci ridarebbe quello spirito che entusiasmò i moderati".  Maurizio Gasparri, secondo cui "era giusto che Alemanno (a Roma, ndr) si ripresentasse e con la Meloni non avremmo preso più voti, insieme ai  due citati ed ad altri personaggini incarna quel che resta di Alleanza Nazionale e delle sue beghe interne :da rottamare per primi, non mandare più in tv Gasparri è la prima mossa.
Il ruolo più equivoco e che  suscita grande perplessità è quello di Alfano Anzi, forse proprio lui incarna più di ogni altro la posizione del Pdl attuale: è indubbio che il partito abbia i suoi uomini migliori nel governo, e che proprio sul rispetto degli impegni presi con gli elettori a proposito di Imu, Iva, modifica della legge elettorale, stia giocando tutte le sue carte future, ma è altrettando indubbio che non è possibile pensare che non ci sia una personalità fresca, positiva, catalizzatrice di idee, che possa occupare il ruolo di segretario. E' indubbio che la "partita nazionale" che il ministro dell'Interno e Silvio Berlusconi stanno giocando, penalizzi il partito sul territorio e che quindi sarebbe  opportuno aprire ad una consultazione di tutti gli iscritti ed i simpatizzanti coinvolgendoli nell'indicazione diretta dei nomi da cui far scaturire un nuovo segretario attento alla base ed ai territori.Questo è il momento opportuno, questo è il momento in cui il popolo di centrodestra ha voglia di farsi sentire, di riscattarsi, e lo vuole fare in piena democrazia, senza eserciti e legioni.Se non si agisce subito e ci si culla sull'auspicio che i sondaggi dicano il vero: e cioè che a livello nazionale gli italiani stiano apprezzando l'impegno di governo del Cavaliere e dei suoi, tanto da riconoscergli il primo posto a livello di preferenze, si corre il rischio di implodere prima del previsto.

GUARDATE CHI FRENA IL PAESE SECONDO GLI ITALIANI !!!!

CHI FRENA IL PAESE

I nemici: evasori, mafiosi, politici



BERLUSCONI HA CAPITO!!!!!


Il Pdl alle amministrative ha perso. I numeri parlano chiaro: ai ballottaggi 11 sconfitte nei capoluoghi, e un altro cinque su cinque per il centrosinistra nel primo turno di due settimane fa. Il segretario del Partito democratico, Guglielmo Epifani, cerca subito di "sterzare" il risultato a livello governativo: "Berlusconi azionista di maggioranza del governo? Dopo i risultati di oggi ci andrei cauto nell'affermarlo". E ancora: "Difficile prevedere gli effetti del voto sul governo, ma certo dà spinta in più alle posizioni e al ruolo che il Pd ha nel Paese". Quindi l'ultima sparata del segretario: "E' una giornata davvero importante. C'è un ritrovato orgoglio tra gli elettori, quasi fosse una rivincita per il voto alle politiche, anche se restano voti distinti". Epifani canta vittoria, chiede più peso specifico per il suo partito e parla di "rivincita delle politiche". 
E mentre i soliti noti del PDL,Cicchitto,Schifani,Verdini,Alfano,Gasparri e chi più ne ha più ne metta, si dilettano nelle solite e logore giustificazione: "si sa, amministrative e politiche sono elezioni ben diverse: le prime tradizionalmente più felici per la sinistra, e dove il Pdl perde anche per la struttura snella(?) che non lo vede radicato sul territorio".E la stampa ed i media vicini cercano di avvalorarne le tesi;"Epifani e il Partito democratico, però, dovrebbero riconsiderare le loro posizioni. Se gli italiani fossero chiamati a rinnovare il Parlamento oggi, infatti, il partito di maggioranza resta il Pdl. La conferma, pur con qualche decimale di differenza, arriva da due differenti sondaggi. Secondo la rilevazione Emg per il TgLa7 gli azzurri sono al 28,1%, in crescita di 1,3 punti in una settimana, mentre il Pd sarebbe al 27,8%, in crescita di 2,4 punti negli ultimi sette giorni. Per il sondaggio Tecnè realizzato per Sky, il Pdl è al 29,7% (+ 0,4% in una settimana) e il Pd è staccato di quasi tre punti, al 26,% (in crescita di un punto tondo negli ultimi sette giorni). Sempre il sondaggio Tecnè, la coalizione di centrosinistra è al 32,3%, mentre quella di centrodestra è al 36,6 per cento. Distacco più ridotto secondo Emg: tra centrodestra e centrosinistra ci sarebbero solo 0,6 punti percentuali."
L'unico che ha percepito il senso vero della sconfitta è come al solito Berlusconi che finalmente parla di cambiare il partito e la classe dirigente, a maggior regione ora che la Lega Nord si è sciolta come neve al sole e che i residui di Alleanza Nazionale, dopo la sconfitta di Alemanno, non esistono più.
Non abbiamo bisogno di "Eserciti" abbiamo bisogno di galantuomini che sia disponibili ad riorganizzare il partito come servizio ai cittadini, se truppe devono essere arruolate, lo devono in questo senso.
E per finire una provocazione :




I SIGNORI DEL VENTO

               I SIGNORI DEL VENTO




INTERCETTAZIONI/ESCLUSIVA


"Fuori i soldi o non si alza un palo"


LA STORIA di SALVO PALAZZOLO

Così il padrino superlatitante
governa il business dell'eolico

Chi sono e come operano i boss imprenditori che hanno fatto affari d'oro con le energie alternative. Sono uomini di Matteo Messina Denaro, il mafioso imprendibile dal 1993. La loro ultima cassaforte è stata trovata in Lussemburgo: i giudici di Palermo l'hanno sequestrata, ma l'Europa non riconosce il provvedimento della magistratura italiana

PALERMO - L'ultima caccia al superlatitante Matteo Messina Denaro si è fermata su Google maps. All'indirizzo di rue Jean-Pierre Beicht 226, Luxembourg, Lussemburgo. Lì, in una graziosa villetta a due piani, gli investigatori della Dia di Palermo hanno trovato la sede di una strana società che si occupa di energia eolica: in questi anni ha continuato a ricevere bonifici da una filiale del Monte dei Paschi di Siena che si trova ad Alcamo, provincia di Trapani, una delle roccaforti del padrino di Cosa nostra ormai latitante dal giugno 1993. Quei bonifici venivano fatti da un imprenditore siciliano ritenuto molto vicino a Messina Denaro, quel Vito Nicastri che si è ormai guadagnato il titolo di "re dell'eolico". Lui è  uno "sviluppatore" di parchi eolici, li costruisce mettendo d'accordo politici e mafiosi e poi li vende  -  chiavi in mano  -  a gestori italiani e stranieri.

Nelle scorse settimane, le indagini della Dia hanno svelato il tesoro di Nicastri, una rete di società e conti bancari che è davvero un tesoro: vale un miliardo e trecento milioni di euro. Ma il pezzo forte della collezione è ancora in mano a Nicastri: è quella società di rue Jean-Pierre Beicht 226, Luxembourg. Si chiama "Lunix s. a.". Dove "s. a." sta per società anonima, che per lo 0,03 per cento è di proprietà di un'altra società, con sede a Panama, via Espana 122, Bank Boston Building, ottavo piano. Per il resto, le quote della "Lunix" sono di proprietà di Nicastri e dei suoi familiari. Secondo la Direzione investigativa antimafia, quella società è la cassaforte di Nicastri e dei suoi affari milionari. Ma il pool di investigatori guidato dal colonnello Giuseppe D'Agata non può guardarci dentro, nonostante la "Lunix" sia ufficialmente sequestrata. Almeno, lo è per la giustizia italiana. In Europa, quel provvedimento firmato dal tribunale misure di prevenzione di Trapani è carta straccia. E così non sarà mai possibile scoprire dove siano andati a finire i soldi arrivati in Lussemburgo attraverso tante strade, dall'Italia e da Malta.

Nicastri è stato uno dei primi, in Sicilia, a scoprire il business dell'eolico. Con lui, anche diversi altri imprenditori, tutti trapanesi, tutti legati a Matteo Messina Denaro. Che strana coincidenza. I magistrati della Procura di Palermo li chiamano ormai i "signori del vento", perché hanno fatto incetta di contributi pubblici per piantare centinaia di pale eoliche in provincia di Trapani, soprattutto nella zona di Mazara del Vallo. Basta scorrere le inchieste della Procura antimafia di Palermo, coordinate dai sostituti Pierangelo Padova, Carlo Marzella e dal procuratore aggiunto Teresa Principato, per scoprire la ragione di tanto successo imprenditoriale: gli uomini più vicini al superlatitante hanno inventato il patto del tavolino a tre gambe. Ovvero, un momento di incontro fra mafiosi, imprenditori e politici.

L'INDAGINE. Delle infiltrazioni di Cosa nostra nel settore eolico si è interessata anche la Direzione nazionale antimafia, che ha coordinato diverse indagini in tutta Italia sui signori siciliani del vento. Dice Maurizio de Lucia, sostituto procuratore della Dna: "Potremmo esemplificare le infiltrazioni di mafia nel settore delle energie alternative con un detto: affare nuovo, metodo vecchio. Tutte le volte che c'è un affare nuovo, lecito o illecito, Cosa nostra si muove, perché ha tra le sue ragioni fondanti l'accumulazione del capitale. E poi, l'organizzazione continua a guardare alle prospettive dell'economia, in crescita o in crisi. Per il resto, Cosa nostra si muove con lo stesso modello di sempre, ovvero con i suoi punti di forza tradizionali. Innanzitutto, la capacità militare, senza la quale non possono essere realizzati i patti. Anche quando è indebolita, per effetto di indagini e processi, Cosa nostra conserva una sua importanza nelle mente di tante, troppe persone. E così la filosofia che spinge l'organizzazione resta la stessa degli anni 60, quella che spostò Cosa nostra dalle campagne alla città, per partecipare al sacco edilizio di Palermo".

Ma perché oggi l'eolico piace così tanto ai manager di Cosa nostra? "L'eolico è sì alta tecnologia nel montaggio dei generatori e alta sapienza amministrativa nella vendita dei certificati verdi", spiega ancora de Lucia, "ma è anche altro. Ovvero, terreni sui quali si devono collocare le pale e cemento che serve per costruire le basi delle strutture. Dunque, i mafiosi possono interviene in prima persona, comprando i terreni, determinandone il prezzo. E poi, ancora, distribuendo tangenti, assicurando subappalti alle imprese amiche. Anche se in questo momento Cosa nostra ha difficoltà nella gestione del cemento dato che quasi tutte le cave della Sicilia Occidentale sono sequestrate".

L'analisi fatta dalla Direzione nazionale antimafia suggerisce possibili contromisure per fronteggiare le infiltrazioni? "L'energia alternativa è il futuro, dunque non è bloccando l'eolico o il fotovoltaico che possiamo mettere un argine alle infiltrazioni. Piuttosto, sono necessari presidi di legalità, che non sono soltanto gli spazi di intervento classico del giudice penale. È necessario agire in modo ampio: intanto, con la semplificazione amministrativa, che non vuol dire annullare le autorizzazioni. Ma un imprenditore non può bussare a 25 porte diverse per avere il via libera. Credo che siano necessarie meno autorizzazioni e più conferenze di servizio che le concedano, perché c'è più trasparenza in un collegio, anziché in singoli funzionari. Poi, è necessaria la tracciabilità dei flussi finanziari: dobbiamo sempre sapere da dove arrivano i soldi e a chi appartengono".

LE INTERCETTAZIONI. Per scoprire come hanno operato i signori del vento bisogna rileggere le intercettazioni della prima inchiesta sulle infiltrazioni di mafia nell'eolico, condotta dai carabinieri e dalla squadra mobile di Trapani. I verbali risalgono al 2006, l'indagine ha già portato a condanne definitive. Matteo Tamburello, figlio di un mafioso di rango e pure lui mafioso, si vantava con la moglie di essere stato interpellato per la creazione di un parco eolico. Ed era soddisfatto per il nuovo affare che avrebbe realizzato. Ma qualcosa lo turbava: "In mezzo c'è Vito Martino, e lui sta sbagliando. E un picciridduni (un bambinone  -  ndr) e basta".

Vito Martino era l'allora assessore della giunta di Mazara del Vallo. Ma perché al mafioso non piaceva il politico? Per le sue denunce antimafia? Niente affatto. Perché il politico voleva prendersi tutte le mazzette per sé, voleva essere l'unico referente dell'imprenditore del Nord che avrebbe dovuto realizzare un impianto eolico in provincia di Trapani. E questo non è possibile. In Sicilia è Cosa nostra che fissa la spartizione. Così Tamburello spiegava alla moglie: "Lo mando a chiamare e gli dico: Vito, senti, i 150 milioni che ti danno di tangente, cortesemente tu li devi uscire ora. Altrimenti, un palo qua a Mazara un si isa". Ovvero, non si alza. "Minchia lu fazzu mettere tutto a na banna, minchia ava arristare iddu accussì". Intanto, Vito Martino, pure lui intercettato si dava un gran da fare: "Vengono le multinazionali, che fanno delle ricerche loro", spiegava al suocero imprenditore. "Ma una cosa è la materialità del... che sono dieci anni che ci lavora pure l'impresa, una cosa è all'ultimo minuto arrivare". Tradotto: le ditte che arrivano in Sicilia hanno sempre bisogno degli imprenditori locali, non solo per i lavori, ma anche per i loro contatti con i mafiosi, che finiscono per gestire tutta la pratica e per risolvere ogni problema.
06 giugno 2013