sabato 5 maggio 2012

MA CHI E' IL SORDO CHE DEVE SENTIRE?!?

CHI E' IL SORDO CHE DEVE SENTIRE  IL MESSAGGIO LANCIATO CON LO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE???


Con la decisione odierna della Corte d'Assisi di Palermo che conferma la sentenza del Tribunale di Marsala penso che, almeno per ora, sia finita l'avventura politica siciliana di Vittorio Sgarbi.
Iniziata in gloria con grande consenso popolare, continuata con comizi ed adunanze in piazze gremitissime di gente e di vettovagliamenti, terminata ingloriosamente con le dimissioni e lo scioglimento del Consiglio Comunale. Lui"capra,capra,capra,capra"come si definirebbe, lasciata Salemi con l'accusa di "non aver fatto niente , anzi favorito con la sua continua assenza, i condizionamenti esterni" imperterrito si candida a Cefalù pur essendo "incanditabile"! 
E' stato un sordo che non ha voluto sentire?
Certamente Sgarbi non è  il tipo che accetta facilmente di ammettere sbagli o sviste, in tal senso Oliviero Toscani dice che "ha fatto la figura del pirla", ma bisogna ammettere che nel momento in cui ha ricevuto il messaggio non ha fatto il sordo, si è dimesso!!! 
Che le disgrazie politico-amministrative della giunta Sgarbi siamo contemporanee alle disavventure giudiziarie del suo mentore Pino Giammarinaro è chiaro a tutti.
E' dall'indagine "salus iniqua" che parte il tutto; è da quella indagine che vengono fuori "condizionamenti esterni alla giunta municipale" e proposte restrittive nei confronti di Giammarinaro.
Allora il sordo è Giammarinaro? 
Macchè, nessuno vuole lanciargli messaggi; gli inquirenti propongono sequestri su beni e restrizioni personali!!
In questo contesto non bisogna dimenticare lo scioglimento "per infiltrazioni mafiose" del Consiglio Comunale resosi responsabile di cosa? Dalle notizie riportate dai media non si conoscono provvedimenti particolarmente gravi o che possano ricondurre a contiguità con ambienti mafiosi adottati da quest'ultimo, ne ci risulta che ci siano consiglieri comunali inquisiti per comportamenti illegali. Che nel consesso ci fosse una presenza numerosa di consiglieri fedeli a Giammarinaro è un dato di fatto, ma  è anche  un dato di  fatto che alcuni si sono dimessi al seguito di Sgarbi ed altri erano in procinto di farlo. 
Ma allora perchè scioglierlo con un'accusa così infamente?
Sono giunto ad una mia personale conclusione che, se verosimile, individuerebbe il sordo.
Da troppi anni le vicende politico-amministrative di Salemi, apparentemente diverse da elezione ad elezione, conducono sempre alla stesse leadership e troppo spesso il Consiglio Comunale o le  amministrazioni sono tenute sotto scacco da intese ed accordi trasversali, è ora di cambiare strada. 
Quella o quelle percorse sinora non dovevano e non debbono essere più praticate; gli avvisi, nel tempo, c'erano  stati , inascoltati.Con lo scioglimento del Consiglio Comunale non si può più far finta di niente.
E allora il sordo? Ho il sospetto che sia l'elettore salemitano!!!!!!!!!!













venerdì 4 maggio 2012

NON C'E' PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOLE SENTIRE !!! 1°



"Sgarbi non può candidarsi"

La Corte d'appello di Palermo boccia il critico d'arte, aspirante sindaco a Cefalù: "Non può concorrere chi ha amministrato Comuni sciolti per mafia". L'ex primo cittadino di Salemi: "Farò ricorso, ma in Sicilia non c'è giustizia"
04/05/2012


PALERMO - Vittorio Sgarbi non può essere candidato alla carica di sindaco a Cefalù (Pa). Lo ha stabilito la Corte d'appello di Palermo che ha confermato la decisione del tribunale di Marsala. A provocare l'estromissione del critico d'arte dal voto di Cefalù è una norma del testo unico degli enti locali (l'art. 143) in base al quale non possono concorrere al primo turno elettorale utile gli amministratori di enti sciolti per infiltrazioni mafiose. 

E' il caso di Sgarbi il quale era sindaco di Salemi (Trapani) quando, a febbraio, il Comune è stato sciolto dopo una relazione degli ispettori ministeriali secondo i quali l'attività amministrativa era condizionata dagli interventi di Giuseppe Giammarinaro, coinvolto in una inchiesta culminata con i sequestro di beni per 35 milioni.

"Ringrazio la Corte di appello di Palermo che, dichiarandomi incandidabile, mi consente di andarmene dalla Sicilia ritenendolo un luogo dove la democrazia non è condizionata dalla mafia ma dallo Stato", ha detto Sgarbi. "Sono fiero di essere il solo incandidabile tra migliaia di immacolati candidati. E adesso ho la certezza di aver avuto davanti una corte di uomini ingiusti, indifferenti alla verità e ai fatti e che non hanno alcuna cultura né alcun interesse a combattere la criminalità. Ora possiamo essere certi che non c'è giustizia in Italia e in Sicilia.  La mia ultima speranza è che un giudice libero, in Cassazione, cui farò ricorso, ristabilisca la verità contro i ladri di giustizia che hanno umiliato e umiliano la Sicilia".

In seguito alla decisione, il sindaco di Cefalù, Giuseppe Guercio, chiederà al prefetto e al capo dello Stato uno slittamento tecnico del voto per il rinnovo del Consiglio comunale del 6 e 7 maggio prossimi. Occorrerà infatti ristampare le schede senza il nome del critico: operazione, secondo il sindaco, che non potrà essere compiuta in poche ore. Per questo ha detto che si appresta a chiedere il rinvio di 15 giorni delle operazioni elettorali per farle coincidere con il turno di ballottaggio nei comuni maggiori.

Ma dall'assessore regionale per le Autonomie locali e la funzione pubblica, Caterina Chinnici, arriva già un no. Nessun rinvio delle elezioni a Cefalù. "La normativa in materia elettorale prevede il rinvio delle elezioni solamente per cause di forza maggiore - sostiene -, ossia per impedimenti oggettivi che non consentono il regolare svolgimento delle operazioni di voto, quali, per esempio, le calamità naturali. Nulla, invece, è previsto nell'ipotesi di incandidabilità dei singoli soggetti".

Mercoledì scorso, dopo la proposta di slittamento delle consultazioni amministrative a Cefalù, avanzata dal prefetto di Palermo, "la giunta regionale ha approfondito con attenzione il caso, arrivando alla conclusione, all'unanimità, che - dice Chinnici - stando alla normativa vigente, in questa fase della competizione elettorale, il legislatore non ha previsto rimedi giuridici applicabili in tale ipotesi. Pertanto, qualsiasi intervento della Regione rappresenterebbe l'esercizio di un potere non attribuito dalla legge e quindi in contrasto con i principi costituzionalmente garantiti connessi all'esercizio del diritto di voto".