domenica 21 aprile 2013

Caos Pd : un partito allo sbando!!

Grande confusione tra i democratici, all'indomani dell'elezione di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica e in vista della formazione del governo. Allo stato, non sarebbe stata ancora presa alcuna decisione sulla composizione della delegazione quirinalizia. Lunedì si terranno riunioni e contatti per trovare una soluzione.
Quindi c'è da aspettarsi altre sorprese da quello che non sembra più un partito organizzato ma piuttosto una riunione di lobby che si contendono il comando di qualcosa che certamente non rimarrà unitario.
Del resto la storia della sinistra italiana ci dice chiaramente che ciclicamente al suo interno avvengono delle scissioni che nulla hanno di ideologico e niente hanno a che fare con l'interesse del Paese. Ma si configurano come vere e proprie lotte di potere per everne la leaderchip.
Ritengo, comunque, che l'origine dell'attuale crisi sia da individuare in quelle che il PD aveva spacciato ormai da qualche tempo come una sua originalissima e democraticissima peculiarità: LE PRIMARIE.
Due, a mio avviso, gli errori di fondo: non aver tenuto conto del sistema elettorale in vigore nel Paese e nell'averne fatto, prevalentemente, una questione d'immagine.
Il sistema adottato dal PD per le primarie ha consentito a persona che hanno conseguito anche 500 voti di diventare senatori e deputati nazionali; inseriti, infatti, in liste bloccate non hanno nemmeno avuto bisogno di ricercarsi le preferenze, demotivando,peraltro, quelli che si trovavano in una posizione di lista penalizzante.Era noto, per esempio,che nel collegio senatoriale della Sicilia il PD non avrebbe potuto prendere più di 5 senatori, per cui chi si trovava nelle prime 4 posizioni era abbastanza tranquillo, il quinto rimaneva in ansia ed il resto non aveva alcuna speranza.
Questo oltre ad aver soffocato la ricerca di consenso ha creato antipatie e logiche correntizie che sono implose in questi giorni per l'elezione del presidente della repubblica.
Altra causa dell'implosione odierna è l'aver reso troppo mediatiche e poco consistenti, dal punto di vista della formazione della classe dirigente, le primarie.
Oggi , sul Corriere della Sera,l'on. Bindi affronta anche lo spinoso tema del rinnovamento generazionale del Pd. «Quei 101 franchi tiratori, giustamente definiti da Bersani "traditori", non hanno la consapevolezza di cosa voglia dire fare i parlamentari - dice la presidente dimissionaria del partito -. Una delle responsabilità della segreteria è stata proprio questa: rinnovare una classe dirigente significa formarla, non fare solo un'operazione di immagine». Quindi, anche se Bindi precisa che non vuole «personalizzare», esce fuori il nome di Alessandra Moretti, che non ha votato per Franco Marini. «Un esempio lampante - dice allora la presidente dimissionaria - di come non ci sia una classe dirigente formata».
Questo mio pensiero l'avevo condiviso con amici del PD pur riconoscendo che il sistema è il più democratico per la scelta dei candidati al parlamento, ma che ha bisogno di essere contestualizzato non solo all'organizzazione interna dei partiti ma sopratutto al sistema elettorale vigente.
Renderlo obbligatorio per tutti i partiti ed i movimenti che vogliano aspirare ad un seggio in parlamento potrebbe essere un'idea da portare avanti, dandogli, logicamente, regole e sopratutto trasparenza. 

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